Siccome viviamo in un paese fondamentalmente sottosviluppato – almeno per quanto riguarda i diritti civili, le battute di Beppe Grillo sulle donne e il concetto di outfit in Matteo Salvini – appena si subodora l’arrivo della stagione dei pride, arrivano le solite prese di posizione, la consueta distanza e tutti i distinguo possibili. Ora, lasciatecelo dire: che palle! E non perché vi si voglia togliere il vostro sacrosanto diritto di essere omofobi, cari politici di destra, sinistra e di niente, ma perché le vostre scuse sono sempre le stesse.
Infatti: a Trento, il presidente della provincia ha negato il patrocinio al Dolomiti Pride, parlando di «folklore ed esibizionismo che non aiutano la società trentina»; a Pompei le maschie selvagge di Forza Nuova parlano, invece, del solito affronto alla cristianità. Insomma, non si va oltre i concetti di “carnevalata”, “offesa alla religione”, per non parlare dell’evergreen “tema divisivo”, già usato a Firenze dal sindaco Nardella, per negare l’avallo al pride toscano. Insomma, cari politici, siete più prevedibili di un’edizione di Sanremo in cui trionfa il vincitore di Amici. E allora, poiché non portiamo rancore, eccovi un piccolo prontuario di scuse alternative ai soliti, tediosi pretesti.
Sì, come ai tempi della gloriosa Urss. È risaputo, d’altronde, che laddove passano i pride assistiamo ad un calo vertiginoso della popolazione infantile. E no, non è perché omosessualizziamo gli infanti che vengono con noi, travolti dal gender e trasformati in futuri ballerini dell’icona pop di turno. Li mangiamo proprio, per una specie di rito propiziatorio che ci rende eternamente giovani e belli. È finito il tempo del sangue di vergine, che per altro è difficile da trovare e costa pure tanto. Basta tirar fuori il piffero magico – non c’è allusione, ditelo a Giovanardi – e il gioco è fatto.
Ora è chiaro che se attentiamo ai vostri figli per farne fonte di eterna giovinezza, dovremo pur mettere in atto le nostre doti ammaliatorie con qualcuno. E si sa, se l’erba del vicino è sempre più verde è perché a noi gay piacciono i maschi etero. Siete avvisate. Andremo a prendere i vostri uomini fin nello spogliatoio della palestra che frequentano il giovedì sera. Il tuo fidanzato comincerà a usare il deodorante, a radersi le spalle e ad andare in visibilio per I will survive. Saremo implacabili. Il nostro motto è “per ogni arcobaleno, un maschio etero di meno”.
D’altronde è conseguenza naturale. Finiti i bambini, ne serviranno altri. E presi i maschi etero, ci sarà un eccedenza di donne a piede libero. Un pericolo che dobbiamo scongiurare, onde evitare future vendette. E allora le manderemo in cliniche specializzate, in cui porremo in locazione le loro gonadi per soddisfare i capricci di ricchi gay e annoiati, a cui il cane con pedigree non basta più. E non solo applicheremo la cedolare secca, ma foraggeremo il gaycapitalismo e daremo nuovo slancio all’omopatriarcato. Se non ci credete, chiedete pure ad Arcilesbica Nazionale.
Insomma, questi ed altri pericoli – ben più contingenti – rischiano di trasformare la vostra monotona e grigia quotidianità in un film dell’orrore a tinte rainbow. Siccome abbiamo rispetto delle persone facilmente impressionabili, non ci soffermeremo su quello che sono capaci di fare le donne lesbiche, che entreranno nei supermercati e nelle profumerie per mettere nei flaconi dello shampoo i loro intrugli a base di polvere detergente per il wc. E vai di doppie punte! Da oggi, insomma, avete ben più di un motivo per temere i pride. Una cosa, però, ve la lasciamo passare: potrete continuare a dire che avete molti amici gay.
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