Ormai da settimane si susseguono gli annunci di date dei pride del 2019. Parallelamente, puntuali come la dissenteria mentre sei sull’aereo, arrivano gli attacchi e i tentativi (mai riusciti, va detto) di impedire le manifestazioni.
E se all’associazione tra pride e atti osceni, tutta frutto del pregiudizio di chi la fa, è ormai tradizione, non era mai capitato che un politico sostenesse che il pride è contrario ai valori della nostra democrazia.
Ci voleva il capogruppo del gruppo misto al Comune di Trieste, Fabio Tuiach, già noto alle cronache per le sue posizioni omofobe e misogine, Tuiach è un ex pugile, tesserato a Forza Nuova ed eletto con la Lega, prima di passare al gruppo misto.
La segregazione
Tuiach ha presentato qualche giorno fa una mozione “urgente” con la quale chiede al sindaco di impedire il corteo. Se proprio non si può fare (e non si può fare: c’è la Costituzione), almeno di rinchiuderlo in periferia, circondato da strade sbarrate perché i cittadini “vengano in contatto con questa manifestazione”. Ci manca solo che proponga di mettere dei cancelli e buttare via la chiave: a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, effettivamente avrebbe un che di evocativo.
Le teorie di Tuiach hanno del folcloristico, soprattutto nella parte in cui le spaccia per fatti incontrovertibili. “Appurato che l’atto omosessuale ostentato al gaypride è un abominio e un peccato mortale per la nostra religione e quindi un gaypride nella nostra città sarebbe in contrasto con i valori che hanno permesso democraticamente l’elezione di questa maggioranza” scrive il consigliere.
Uno stato teocratico
Chiudete gli occhi e ripensate a questa frase fingendo di non sapere chi l’abbia scritta. Ora indicateci con precisione quali sono le differenze sostanziali con le dichiarazioni di un cittadino di una qualsiasi città di un paese teocratico di stampo islamico, tipo l’Iran. A parte il fatto che sia scritto in italiano, naturalmente.
E ancora, oltre alla costruzione di un recinto attorno ai manifestanti, il consigliere invita il sindaco “a richiedere alla Diocesi di Trieste di organizzare, con tutti i cattolici un rosario pubblico riparatore all’abominio del gay pride (qui scritto separato, chissà come mai)”. Il sindaco vescovo, insomma. O il vescovo sindaco, tanto per tornare al tema “teocrazia”.
La posizione del sindaco
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza (ex Forza Italia, poi alfaniano) non si è ancora pronunciato sulla mozione di Tuiach. In compenso ha fatto sapere “che ognuno è libero di avere le proprie attitudini sessuali (ah, dai!) e fortunatamente tale diritto è ampiamento riconosciuto e non più discriminato”. Poi ha precisato di avere “il diritto di non dare il patrocinio” al pride del Friuli Venezia Giulia che si terrà nella sua città.
Insomma, il divieto non ci sarà, a quanto pare, ma neanche il patrocinio. Per il percorso in periferia vedremo.