Siamo in piena emergenza coronavirus: scuole chiuse, palestre off limits e ospedali che rischiano il collasso a causa dell’epidemia. Ma la straordinarietà non investe solo aule e corsie di ospedali. Così come essa non travolge solo i centri commerciali e gli autobus urbani sempre più vuoti. Anche la comunità Lgbt+ fa parte di questo quotidiano stravolto. E non solo: la nostra comunità ha una sua vita quotidiana che, esattamente come tutte le altre, è stata “spazzata” via dall’urgenza. Ed ecco, perciò, che serate, appuntamenti e impegni sono stati rimandati a data da destinarsi. Vediamo come ha reagito il mondo arcobaleno.
«A seguito del DPCM riguardante l’adozione di misure per il contrasto ed il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-19 MUCCASSASSINA sospende le serate fino a nuove direttive» leggiamo questo sulla pagina Facebook della più nota serata romana, che di recente ha festeggiato i suoi 35 anni di attività. Non è un unicum, per altro. Altrove, a Bologna, il Red ha già chiuso da diversi giorni: prima per l’ottemperanza della Regione Emilia Romagna e, quindi, per il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri. Anche il Bequeer chiude, per il momento, i battenti a Perugia. Stessa situazione a Catania, dove la serata Supercinema viene sospesa fino a data da destinarsi. Vedremo nelle prossime settimane come evolverà la situazione. Per adesso le discoteche restano chiuse.
Situazione problematica, lo stop alle serate, per una questione più che pratica: l’organizzazione dei pride. «Sarà un grosso problema» dichiara a Gaypost.it Lorenzo Ermenegildi, di Omphalos Perugia «per il reperimento dei fondi». A pochi mesi dalle marce dell’orgoglio Lgbt+, ricorda il segretario dell’associazione perugina, chiudere le discoteche – i cui incassi sono necessari per mettere in piedi gli eventi dei pride – può portare a conseguenze difficili per le associazioni organizzatrici. E ciò vale per Perugia come per Roma e tutte le altre città in cui il momento ludico fa da supporto alle associazioni che lavorano nel territorio.
Le associazioni, dal canto loro, provano ad organizzarsi e ad affrontare l’emergenza. Ancora Omphalos ha deciso che «le riunioni e le attività in sede dei gruppi dell’associazione si svolgeranno regolarmente con attenzione al rispetto delle misure igienico-sanitarie indicate nelle informative esposte», con possibilità di variazioni nell’accesso in sede e nel calendario, qualora la situazione lo richiedesse. Anche a Catania, Arcigay è stata costretta a sospendere gli eventi sia pubblici sia privati, a causa delle misure d’emergenza adottate. A Reggio Calabria, ancora, l’Agedo locale ha annullato un evento contro l’omo-transfobia, rimandato a data da destinarsi.
Tra gli appuntamenti che, ancora, sono stati rimandati c’è il Salento Rainbow Film Fest, che in una nota ufficiale così dichiara: «Da quando abbiamo iniziato – mesi fa – ad immaginare la sesta edizione del Salento Rainbow Film Fest, il nostro obiettivo è stato quello di creare un progetto che restituisse bellezza, energia, passione, empatia, entusiasmo […] Queer È Ora». La rassegna salentina, tuttavia, ha già una data alternativa. Leggiamo infatti: «Alla luce delle recenti disposizioni per arginare la diffusione del coronavirus e per venire incontro ad alcuni dei nostri ospiti provenienti dalle zone cluster, abbiamo deciso di rimandare il Salento Rainbow Film Fest al 7-8-9 maggio».
E salta, ancora, Feminism 3 – Fiera dell’editoria delle donne, che aveva previsto per il 7 marzo prossimo la presentazione dell’ultimo libro di Delia Vaccarello, la giornalista lesbica recentemente scomparsa che ha scritto Desiderio – Racconti di eros, segreti, bugie, edito da Villaggio Maori Edizioni. «Con grande rammarico ma con altrettanto grande senso di responsabilità, ci vediamo costrette a sospendere la Terza Edizione della Fiera, una scelta alla quale ci sentiamo obbligate in ragione dei limiti imposti dall’emergenza e dalla probabilità di ulteriori provvedimenti finalizzati a bloccare la diffusione del Covid-19. Desideriamo farvi sapere che non intendiamo rinunciare alla realizzazione della Fiera, che ci proponiamo di rilanciare non appena i tempi ce lo consentano».
Un’emergenza non solo sanitaria. Essa investe la nostra umanità e il nostro senso di solitudine. Che ci obbliga in casa, impedendo aggregazione, riflessione e lo scambio culturale. Quell’andare avanti, insomma, che abbiamo faticosamente costruito. Conquistando proprio spazi di visibilità, che siano essi quelli di una pista da ballo o di una biblioteca in cui parlare di libri. Tutto è fermo, insomma. Almeno per quanto riguarda la fruizione dei luoghi. E forse questo dovrebbe portarci a riflettere sull’importanza di aver conquistato, appunto, quegli spazi di aggregazione. Ora messi in discussione – e si spera per il minor tempo possibile – non da scelte politiche anti-Lgbt+, come avviene altrove, ma dall’eccezionalità di un evento. Gestito, va detto, nel massimo senso di responsabilità proprio dalle nostre realtà, arcobaleno e femministe. La vita intanto va avanti. E da quel che sembra, non si vede l’ora di tornare in grande stile.
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