Sarà la Corte Costituzionale a decidere se il divieto per le coppie di donne di accedere alla procreazione medicalmente assistita è discriminatoria oppure no.
A chiamare in causa la Consulta è stato il Tribunale di Pordenone su richiesta di una coppia di donne lesbiche.
La giudice Maria Paola Costa ha accolto la richiesta della coppia di sollevare la questione davanti alla Corte Costituzionale. La famigerata legge 40, infatti, permette la fecondazione eterologa solo alle coppie eterosessuali. Questo significa che le coppie di donne sono costrette ad andare all’estero per potervi accedere. Già in passato molte parti della legge sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte.
A dare la notizia del ricorso alla Consulta è l’avvocata Maria Antonia Pili, legale della coppia, tramite l’Ansa. Il testo dell’ordinanza è stato pubblicato da Articolo 29.
“Questa è una notizia importante” è il commento dell’associazione Famiglie Arcobaleno.
“Lo diciamo da tempo. La legge 40 è una legge antica e ipocrita ed è urgente e necessaria una sua riscrittura si legge in una nota dell’associazione -. Le donne (single o in coppia, eterosessuali o lesbiche) devono poter accedere alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita qui in Italia e non essere costrette a prendere un volo per diventare madri”.
L’associazione ricorda come “grazie alle numerose sentenze” l’eterologa sia “già realtà anche nel nostro paese”. “E’ arrivato il momento – chiude la nota – di renderla accessibile a tutte le donne, senza distinzioni e discriminazioni. Uniamo le forze e andiamo avanti insieme anche in questa battaglia di civiltà”.
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