«Tutto è sempre più difficile, così buio che non sembra la realtà».
Sono strani giorni e non è sempre facile. Innanzitutto non è facile restare restare in casa, come è giusto che sia. Non è facile per noi adulti, figuriamoci per i bambini, abituati ad andare al parco e a scuola, in mezzo ai loro coetanei. È ancora più difficile per gli adolescenti che dei rapporti umani, anche fisici, si nutrono; e non parliamo poi delle persone anziane, tanto più se vivono da sole e si ritrovano recluse in casa, lontane dai pochi affetti, spaventate da questo virus e che rischiano di essere uccise anche dalla solitudine. E poi ci sono le persone che sono morte, e i loro cari.
Noi siamo fortunati. Il mio lavoro si è notevolmente ridotto, certo, e sono spaventato come tutti per il futuro e le conseguenze economiche… ma almeno quel poco lavoro che devo fare lo posso gestire quasi tutto da casa e passare del tempo con Luca e Alice. Sergio con la didattica a distanza è impegnato più di prima, ma almeno non deve uscire da casa. I bimbi sono in due e si tengono compagnia fra loro, spesso litigando certo, ma anche facendosi tante coccole. Ogni giorno facciamo mille giochi insieme, leggiamo storie, ascoltiamo musica, balliamo o approfittiamo di tutte le attività che in tante e tanti stanno mettendo in rete per affrontare questo isolamento forzato: dalle lezioni di yoga per bambini alle letture-video (come ad esempio quelle di Storie sotto l’arcobaleno). In più abbiamo la fortuna di avere un giardino condominiale, che di questi tempi è una specie di “lusso”: non è bellissimo ma è abbastanza grande per correre, giocare a nascondino o palla avvelenata. Ieri abbiamo giocato anche ai Pompieri che facevano missioni di salvataggio.
«Vuoi sapere se migliorerà? Non lo so, non si può forse più… E intanto mi domando che mai farò».
La cosa più difficile in questi giorni è spiegare a Luca e Alice cosa sta succedendo là fuori. Innanzitutto perché non ho capito bene tutto nemmeno io. E quel poco che ho capito è un favola che spaventa e bisogna trovare le parole giuste per dire loro la verità ma senza farli preoccupare. Rimango con la frase “andrà tutto bene” a metà nella gola, perché non so se sarà così, anche se tutti vogliamo sperarlo. Dico solo che bisogna avere pazienza e che tutto finirà e torneremo alla vita di prima. E loro intanto stanno imparando troppo in fretta che anche un genitore è impotente, e che non ha tutte le risposte. Perché non so rispondere ad Alice quando mi chiede: “quando posso tornare a scuola dai miei amici?” o a Luca quando mi chiede: “quando posso riabbracciare il mio amico Ale e il nonno?”.
Impareranno in fretta tante cose anche se forse, per fortuna, sono ancora abbastanza piccoli per capire tutto, in particolare Alice. E intanto dimostrano di avere mille risorse, e sorrisi bellissimi. Che mi ricordano quanto io sia fortunato ad avere loro nella mia vita, ancora di più in questo momento: sono i miei super eroi in grado di salvarmi in questi giorni difficili. E allora adesso ci stringiamo tutti nel lettone e ascoltiamo per la centesima volta la canzone di Anna in Frozen 2, «Fai ciò che giusto», e rimaniamo in casa aspettando pazientemente che tutto finisca e che potremo riabbracciare presto le persone che amiamo.
«E la cosa giusta è la più facile in realtà…»
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