Come riportano i maggiori organi di stampa, e come è evidente dalle cronache politiche, c’è un attacco in corso contro le famiglie arcobaleno da parte del governo e dalla maggioranza parlamentare di estrema destra che lo scorso settembre ha vinto le elezioni politiche. Gli stessi attori istituzionali che ai tempi del DDL Zan tuonavano contro la legge sui crimini d’odio, in nome di altre questioni su cui correre ai ripari, hanno dimenticato evidentemente quelle urgenze per dedicarsi alla comunità LGBT+. E non certo per garantirne dignità e diritti. A tal punto che per domani è prevista a Milano una grande manifestazione di piazza, a Milano, contro le recenti decisioni del parlamento, organizzata – tra le altre realtà – da Famiglie Arcobaleno (FA), I Sentinelli e Arcigay.
Vediamo, intanto, di ricostruire quanto successo negli ultimi tempi.
La circolare contro le trascrizioni
Tutto parte da una circolare mandata ai sindaci dai prefetti a gennaio scorso, come ricorda Simone Alliva sull’Espresso. Il ministro Piantedosi intimava il divieto di trascrivere gli atti con due papà in virtù della sentenza della Corte Costituzionale sulla Gpa. A quella ha fatto seguito, più recentemente, il pressing sul sindaco Sala, come ricorda sempre il giornalista dell’Espresso: «Da mercoledì» scrive «non potranno più essere registrati figli di due uomini divenuti genitori facendo ricorso alla gestazione per altri praticata all’estero». Ma non solo.
L’attacco alle madri lesbiche
«Lo stop» continua Alliva «varrebbe anche per i figli di due donne che hanno fatto la procreazione medicalmente assistita all’estero ma con parto avvenuto in Italia». E leggiamo ancora: «Precisazione, quest’ultima, che fa a pugni con le sentenze della Cassazione del 2016 che invece lo consente (Sentenza 19599/16 e 14878/17)». Un vero e proprio passo indietro sulla registrazione dei certificati di nascita. Registrazione che garantisce ai figli e alle figlie delle famiglie arcobaleno di vivere una vita quanto più serena possibile. E che allarga a entrambi i genitori – sia quello biologico, sia quello sociale – gli stessi doveri.
Quali conseguenze per le famiglie arcobaleno?
Sono diverse le conseguenze, infatti, che potrebbero abbattersi sulle famiglie arcobaleno: andare a prendere i figli a scuola, viaggiare o assistere la prole in ospedale potrebbero essere attività precluse al genitore intenzionale. Ancora, nella peggiore delle ipotesi, la morte del genitore biologico (in caso di mancata trascrizione), potrebbe avere conseguenze devastanti, in quanto il/la partner non vedrebbe il suo riconoscimento come genitore. Col rischio di perdere il figlio o la figlia.
La destra contro la risoluzione UE
A questo si aggiunge un altro tassello: la bocciatura, a Palazzo Madama, del certificato europeo di filiazione. «La Commissione Politiche europee del Senato ha approvato la risoluzione della maggioranza, contraria alla proposta di regolamento Ue, con 11 voti favorevoli e 7 contrari» riporta ancora Alliva. Intanto, sono partite le impugnazioni della procura contro alcune registrazioni, che coinvolgono almeno quattro famiglie omogenitoriali. Ma a rischiare sono cinquecento nuclei familiari. La presidente di FA Alessia Crocini, intervistata sulla vicenda, ha dichiarato: «Questa situazione è allucinante. Il giorno prima tuo figlio ha due genitori e il giorno dopo uno gli viene sottratto dallo Stato. Indegno di un paese civile».
Le dichiarazioni della ministra Roccella
Cosa si nasconda dietro questo accanimento contro i bambini e le bambine delle famiglie arcobaleno lo si può leggere, tra le righe, nelle recentissime dichiarazioni della ministra Roccella. Che ammette, in un’intervista al Corriere: «Il problema è uno solo. […] La maternità surrogata, che preferisco chiamare utero in affitto perché è più chiaro che c’è una compravendita della genitorialità, un vero e proprio mercato. I bambini di coppie di uomini omosessuali nascono con l’utero in affitto. La questione è se vogliamo legittimarlo oppure no». Il pericolo, insomma, sembra essere il solito spauracchio di una deregulation sulla Gpa.
Lo spauracchio della Gpa
Spauracchio che rappresenta, però, più un mito (che sarebbe preferibile definire fake news) che una realtà concreta. Innanzi tutto, perché il certificato europeo interviene sui diritti dei bambini e della bambine e non sul modo di concepirli e di portare a compimento una gravidanza. In secondo luogo, perché il ricorso alla Gpa è largamente minoritario, essendo le famiglie omogenitoriali in gran parte costituite da coppie di donne. In terzo luogo perché le coppie gay, come ricorda Crocini, accedono alla maternità solidale in Canada e in USA, dove sono stringenti le regole per evitare lo sfruttamento della donna che concede il suo utero per il progetto di filiazione. La scelta è, dunque, ideologica e mirante a colpire una parte specifica della società: la comunità Lgbt+.
Confondere le acque, sobillando l’opinione pubblica
Tale spauracchio, ancora, è diventata un’arma abbastanza logora. Tirata in ballo quando si trattò di inserire il capitolo delle stepchild adoption sulla legge delle unioni civili, è tornata alla ribalta anche ai tempi del DDL Zan. Lo scopo sembra quello di confondere le acque, sobillare le paure dell’opinione pubblica e giocare la carta della sovversione dei valori che sorreggono la nostra civiltà. Chi vorrebbe “supermercati” con donne costrette a partorire on demand? Spoiler: di certo, nessuno che faccia parte della comunità Lgbt+.
Un modo per impedire il progresso civile
Gioco vecchio, appunto. In quanto la fine dei tempi era stata già preconizzata per i PaCS, i DiCo e le stesse unioni civili. Se fossero passati tutti questi provvedimenti, si diceva allora, si sarebbero sfasciate intere famiglie, ci sarebbe stato il caos, avremmo potuto sposare i nostri animali domestici e nei casi più aberranti si sarebbe aperta la strada alla poligamia, alla pedofilia e altra catastrofe a scelta. Se non che mai nulla di tutto ciò si verificato. Giocare su queste paure, insomma, che fanno presa negli animi più semplici, è solo un modo di impedire il progresso civile.
La vera ragione degli attacchi alle famiglie arcobaleno
La vera ragione, a parere di chi scrive, va ritrovata altrove. Dietro l’attacco del governo e della maggioranza alle famiglie arcobaleno sembra non esserci altra ragione se non quella di considerare l’eterosessualità come unica condizione per accedere al progetto genitoriale. Confondendo la capacità di essere genitori con l’eterosessualità obbligatoria. Un’evidenza biologica non dovrebbe coincidere con la capacità di essere buoni genitori. Men che mai con la facoltà di poter impedire di accedere alle tecniche alternative in materia di procreazione.
L’eterosessualità non è garanzia di buona genitorialità
Gpa, Pma, adozione sono varianti che permettono a una persona di diventare padre/madre. L’unico limite dovrebbe essere la progettualità. Attraverso il filtro del consenso. Cose, queste ultime, che l’eterosessualità non sempre garantisce. Uno stupro può avere come conseguenza una gravidanza, ma quello stupratore non è il padre di chi nascerà. Non in termini etici, per lo meno. Un rapporto sessuale non protetto può portare parimenti a una gravidanza, ma ciò non trasforma in automatico i due soggetti coinvolti in genitori. Pma, Gpa e adozione partono invece da una progettualità profonda. E queste scelte andrebbero non solo rispettate, ma tutelate per legge. A meno di non essere ideologicamente contrari ai diritti della comunità Lgbt+. E sappiamo che nome ha questa ideologia.