C’era una volta l’America. Quella che ha permesso, nel 2015, che si arrivasse al matrimonio egualitario in tutti gli Stati. Resta da capire se ci sia ancora, a fronte dell’orientamento fortemente conservatore espresso dal neo Presidente. Un indirizzo che fa temere anche per le conquiste ottenute in termini di diritti LGBT. Le testate di tutto il mondo riportano, ad esempio, indiscrezioni riguardo a un provvedimento che eliminerebbe le tutele antidiscriminatorie per i dei dipendenti federali LGBT.
Benché la Casa Bianca smentisca, facendo anzi sapere, come riporta il Washington Post, che “il Presidente Trump continua a essere rispettoso e solidale (supportive) verso i diritti LGBTQ”, le opinioni espresse da alcuni collaboratori, tra cui il vice Pence, destano timori.
Abbiamo chiesto a Evan Wolfson, presidente e fondatore di Freedom to Marry, (la campagna che ha portato alla storica sentenza della Corte Suprema) di aiutarci a capire cosa si sta profilando per la comunità LGBT statunitense, ora che i tempi stanno cambiando.
L’elezione di Trump è motivo di preoccupazione rispetto agli obiettivi raggiunti in tema di diritti LGBT?
L’elezione di Trump è una catastrofe, per molti versi. Terribile per l’America, pericolosa per il mondo. È un insulto ai diritti umani e una grande prova per ciò che gli Stati Uniti rappresentano. È importante ricordare che Trump ha vinto l’elezione, ma non al voto. La maggioranza degli elettori americani hanno votato contro Trump. Ma lo stiamo vedendo in questi giorni, ci saranno molte battaglie da combattere, e Trump farà molti danni per molte persone, negli USA e in tutto il mondo. Tramp e Putin stanno facendo pressione sull’Unione Europea e sui contesti caldi, stanno interferendo sulle scelte delle donne, ecc. Quindi noi americani abbiamo moltissimo lavoro da fare, e moltissime cose di cui occuparci. Senz’altro molti dei timori riguardano le persone gay e transgender, e noi dobbiamo lavorare per prevenire gli attacchi, e per mantenere ciò che abbiamo già ottenuto. Ma non vediamo la situazione peggiore della realtà.
Il Presidente non controlla tutto: non è un re. Noi di “Freedoom to Marry” abbiamo ottenuto una sentenza della Corte Suprema, siamo tutelati dalla Costituzione. Abbiamo portato l’idea della libertà di sposarsi nella mente e nel cuore della gente. Più del 60% degli americani ci supporta, più di un milione di coppie gay si sono già sposate. Non è semplice, anche se il Presidente lo volesse, tornare indietro su questo punto. La libertà di sposarsi è legge, e ogni giorno è bene che le persone conoscano le persone gay, le loro famiglie e supportino la comunità. E la consapevolezza crescerà ogni giorno, rendendo sempre più difficile distruggere ciò che già c’è. Per fortuna i diritti LGBT e la libertà di sposarsi per le coppie gay non sono il primo problema di questa amministrazione.
Come pensate di aiutare, come movimento, le persone sottoposte al ban di Trump che avevano chiesto asilo a causa del loro orientamento sessuale?
Il disgustoso ordine esecutivo che Trump ha firmato pochi giorni fa, è già contrastato all’interno delle corti. Quattro corti lo hanno già dichiarato incostituzionale e lo hanno bloccato. È l’inizio della battaglia, ma è già stato fermato, per ora, nei suoi aspetti peggiori. Dobbiamo combattere nelle corti, mobilitare l’opinione pubblica, fare pressione sui membri del Congresso perché non si pieghino. Sarà una battaglia che potrebbe durare anni. Ma, lo ripeto, ciò che fa il Presidente può essere respinto. Anche mentre sono in Italia, leggendo i giornali, mi sono stupito di quanto bene stiano lavorando gli avvocati e il National Democration Law Center.
Per noi sarà importante raccontare non gli aspetti legali, ma la vita delle persone. Parlare ad esempio delle persone anziane con i documenti in regola che mentre tornano a casa vengono respinte all’aeroporto. Bisogna far leggere queste storie, creare uno shock nelle coscienza dell’pubblica opinione. E sono sollevato di vedere che questo sta avvenendo, fin dalle prime ore. È esattamente ciò che voi in Italia dovete fare, anche per la comunità LGBT: oltre alla strategia legale e politica, raccontare le storie delle persone reali, dei membri delle famiglie, i valori reali, per smuovere l’opinione pubblica.
Hai rilasciato dichiarazioni in cui affermi che anche il termine “Matrimonio gay” è sbagliato.
Sì. Noi non abbiamo lottato per il “matrimonio gay”, ma per il matrimonio. Non vogliamo qualcosa di separato, minore e diverso. Noi vogliamo il matrimonio. La libertà di sposarci. Per il nostro amore, il nostro legame, il nostro essere parte di una famiglia. E non è giusto, in Italia come negli Stati Uniti, fare entrare qualcuno dalla porta principale e qualcun altro dalla porta di servizio.
Il matrimonio non è solo un contratto di protezione legale ed economica. È anche un linguaggio; è chiarezza, sicurezza, dignità. Essere sposati ed essere consapevoli che tutti sappiano cosa significa. E che sappiano che tutte le persone gay hanno gli stessi bisogni e desideri di rispetto per le loro famiglie che esistono per le altre famiglie.
C’è un caso legale, in Texas, per cui si vorrebbe interpretare diversamente il pronunciamento sul matrimonio egualitario. Può essere un pericolo per l’obiettivo raggiunto?
È una lunga storia. Brevemente la corte di Huston ha detto: “Dobbiamo lasciare che le coppie dello stesso sesso si sposino, ma non che il loro matrimonio sia trattato allo stesso modo”. Si è cercato di sancire che, malgrado la Costituzione desse alle coppie omosessuali la possibilità di sposarsi, i matrimoni eterosessuali dovessero godere di maggiori benefici. È un argomento ridicolo e privo di merito nella Costituzione. La corte del Texas però è molto politicizzata, piena di giudici conservatori, ed ha accettato che il caso fosse ascoltato. Ora staremo a vedere. Non ci sono però appigli costituzionali, perciò dovrà essere rigettato.
Noi vogliamo una vittoria più grande: ci saranno casi come questo che tenteranno di ostacolarci, ma noi dobbiamo continuare a guardare avanti, senza paura.
Quali sono quindi i prossimi obiettivi?
Freedom to Marry è chiusa, perché raggiunto l’obiettivo la campagna è finita. Ma per il movimento ci sono ancora molte battaglie e lavoro da fare. Dobbiamo difendere ciò che abbiamo già e continuare a lavorare per ottenere maggiori protezioni in altre aree della vita. Nel lavoro, per la casa, per i servizi. Anche per i bagni genderless. Dobbiamo vincere altre battaglie, sul piano legale e su quello delle persone.
Come è stato recepito dall’opinione pubblica l’obiettivo raggiunto del matrimonio egualitario?
Per vincere nelle corti, abbiamo dovuto farlo con l’opinione pubblica. La mia prima causa legale sulla libertà di sposarsi risale al 1996. All’epoca, il 27% degli americani era favorevole ai diritti per le coppie LGBT. Negli anni che abbiamo impiegato per arrivare alla Corte Suprema nel 2015, il supporto dell’opinione pubblica favorevole è cresciuta fino al 63%.
Quando abbiamo ottenuto la libertà di sposarci, e le coppie hanno cominciato a farlo, il supporto ha superato il range del 60%. La gente sta vedendo con i propri occhi che le famiglie crescono e nessuno ne soffre. Quindi l’opinione pubblica è sempre più forte. Il mezzo per arrivare dal 27 al 63% è stato tanto lavoro, tante conversazioni con famiglie, vicini, colleghi. Raccontare le storie delle persone LGBT che si amavano e delle loro famiglie. Abbiamo chiesto supporto, parlato con tutti. E soprattutto siamo rimasti positivi. Quello che tocca ora a voi, in Italia.
Gli Stati Uniti sono una realtà ricca di minoranze. Che peso possono avere le alleanze con le altre comunità, per la causa dei diritti LGBT?
Essere persone LGBT non è distinto dall’essere neri, donne, latinos, messicani. Queste comunità sono sempre sovrapposte. Senz’altro siamo più forti quando lavoriamo insieme. Innanzitutto perché abbiamo bisogno di sempre più persone per supportare la causa, ma anche perché nessuna faccia è migliore di altre per parlare con tutti e raggiungere tutti. Ogni persona, con la sua storia, è perfetta per parlare con qualcuno e per farsi ascoltare. Abbiamo bisogno di diverse voci, diversi messaggi, diverse storie, per raggiungere le diverse parti della società e creare la maggioranza che vogliamo. I nemici dei diritti, della libertà e dell’uguaglianza sono gli stessi per ogni minoranza.
Negli USA, alcuni Stati proteggono la libertà di religione e quindi avallano l’omofobia. Come risolvere questo contrasto fra diritti civili e religione?
La classica strategia negli Stati Uniti è: una volta raggiunto un diritto, si cerca di minarlo alla base. Se non si riesce a fermarlo, si prova a sradicarlo. La tattica più comune, sempre, è dire che i diritti di qualcuno danneggiano la libertà di culto. Non c’è nulla da fare, ci proveranno. Dovremo combattere corte per corte, sebbene la maggior parte delle volte riusciamo a evitarlo, anche per arrivare a una legge contro le discriminazioni. Questo momento è pericoloso, su questo piano, perché si stanno verificando dispiegamenti di forze anti-gay con alleati di potere. Ma noi dobbiamo continuare a lottare.