La famiglia non è solo quella formata da coppie eterosessuali, per questo la Costa Rica si avvia a legalizzare il matrimonio egualitario. Ieri, la Corte Interamericana dei Diritti Umani ha risposto alla richiesta presentata dallo stato che l’aveva interpellata per sapere se la Convenzione Americana tutela il diritto all’identità di genere e i diritti derivati dall’unione di fatto tra persone dello stesso sesso.
Il 18 maggio del 2016, riporta El Mundo, il governo aveva interpellato la Corte per sapere se questi diritti si potevano garantire in base alla Convenzione Americana senza che intervenga il Parlamento. Una cosa simile era già successa per la fecondazione in vitro.
I temi erano due: da una parte il diritto al cambio di nome delle persone in base alla propria identità di genere, senza dover ricorrere al giudice, come accade ora secondo la legge; la seconda il diritto al riconoscimento dei diritti patrimoniali derivati da un vincolo tra persone dello stesso sesso.
La Corte ha risposto che la Convenzione non protegge un solo modello di famiglia poiché la definizione di “famiglia” non è esclusivamente riconducibile ad un legame tra persone di sesso diverso.
Ne consegue, secondo i giudici dell’Alta Corte, che la famiglia che deriva da una relazione tra persone dello stesso sesso gode delle stesse tutele. Questo significa che devono essere riconosciuti e tutelati tutti i diritti patrimoniali relativi ad un vincolo tra persone dello stesso sesso, senza alcuna discriminazione rispetto alle coppie eterosessuali.
Ma c’è di più. La Corte ha stabilito anche che la non discriminazione vale per tutti i diritti umani riconosciuti alle coppie eterosessuali, tanto a livello internazionale che all’interno di ogni stato che aderisce alla Convenzione.
Con 6 voti a favore e 1 contrario, la Corte ha stabilito che è necessario che gli stati garantiscano l’accesso a tutti gli istituti già esistenti nei propri sistemi giuridici per assicurare la tutela di tutti i diritti delle famiglie formate da persone dello stesso sesso. Tra questi c’è anche il matrimonio. Va cancellata, dunque, qualsiasi forma di discriminazione rispetto alle coppie eterosessuali.
Sul tema dell’identità di genere, la Corte ha votato all’unanimità che il cambio di nome e in generale l’adeguamento dei documenti pubblici devono essere conformi all’identità percepita dalla persona e che questo diritto è garantito dalla Convenzione in ben tre articoli. Quindi, gli stati membri del Sistema Interamericano, compresa la Costa Rica, devono riconoscere, regolare e decidere i procedimenti adeguati a tale scopo.
Per questa ragione, l’unanimità dei giudici ha stabilito che gli stati devono garantire alle persone che lo chiedono la possibilità di rettificare il genere anagrafico tramite una procedura che si basi unicamente sul consenso libero e informato del soggetto. Non si possono, dunque, imporre procedure giudiziarie, mediche o psicologiche che risultino irragionevoli o patologizzanti.
I giudici hanno anche stabilito che tutto il procedimento deve essere tutelato dalla privacy e gratuito.
Ora lo Stato della Costa Rica deve rispettare le indicazioni della Corte. Avendo firmato la Convenzione Americana, ha riconosciuto la Corte Interamericana come organismo superiore a quelli statali. Inoltre, le estensioni dei diritti umani riconosciuti dalla Convenzione e della Corte sono gerarchicamente superiori alla propria Costituzione Politica.
La Corte ha prospettato al governo diverse strade per accogliere quanto deciso. Potrà farlo tramite legge del Parlamento, tramite accettazione dei tribunali delle pronunce della Corte o anche semplicemente con atti amministrativi del governo stesso quali decreti, regolamenti o direttive.
Da oggi, comunque, tutte le coppie dello stesso sesso che si sono viste negare il diritto di sposarsi e tutte le persone trans a cui è stato vietato il diritto ad autodeterminare il proprio genere possono fare ricorso contro lo stato.
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