L’intera comunità internazionale è in sospeso per i venti di guerra che soffiano dalla Russia verso l’Ucraina. La cosa è molto preoccupante per tutta una serie di motivi: un nuovo conflitto che ha come teatro l’Europa, per cominciare. Le conseguenze sul piano umanitario, a seguire. E le inquietanti ricadute su quello economico. Tutti elementi che incideranno nelle vite delle società coinvolte in una guerra che vede su fronti opposti imperialismi contrapposti. Ma c’è un ulteriore aspetto: la potenziale ricaduta sulla qualità della vita delle minoranze. A cominciare da quella Lgbt+ nei paesi direttamente coinvolti.
Come riporta la piattaforma QUiD su Instagram, «oltre alla continua escalation militare, preoccupano anche le conseguenze che una sempre più probabile invasione russa in Ucraina porterebbe. Secondo Foreign Policy, infatti, l’intelligence americana sarebbe venuta in possesso di informazioni secondo le quali le autorità russe avrebbero già pronti dei programmi di intimidazione e repressione volti a forzare la collaborazione degli oppositori nei territori occupati: ci sarebbero già liste molto precise e organizzate di nomi scomodi da riportare all’ordine tramite “omicidi mirati, rapimenti/sparizioni forzate, detenzione e metodi di tortura”». Un quadro estremamente inquietante, insomma.
«Secondo queste fonti» si legge ancora su QUiD «nel mirino delle forze di Putin ci sarebbero dissidenti russi e bielorussi in esilio in Ucraina, giornalisti e attivisti che si battono contro la corruzione ma anche minoranze etniche e religiose e anche persone LGBTQ+». E la comunità ucraina, apprendiamo ancora, teme di perdere i timidi passi in avanti conquistati in patria. Segno che questi giochi di potere, fatti dai “grandi” a discapito della popolazione, rientrano più nell’interesse di logiche politiche che niente hanno a che fare con il benessere della cittadinanza. Poi, se quella cittadinanza è già limitata di suo, come nel caso delle comunità arcobaleno dell’est, la situazione può solo peggiorare.
Certo, bisogna aggiungere che l’attuale quadro ucraino non è quello che si può definire un paradiso per i diritti umani. Come riporta Amnesty International, il 21 gennaio 2021 «la Corte Europea dei Diritti Umani si è pronunciata su una serie di ricorsi, stabilendo che le autorità ucraine al potere nell’inverno 2013-2014 si resero responsabili di arresti illegali, di sequestri di persona e dell’uccisione di un manifestante durante la repressione delle “proteste di Euromaydan” contro la decisione del governo di Kiev di non portare avanti l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea». E Il grande colibrì ci ricorda che già in passato la politica ucraina si è distinta per proposte di leggi anti-Lgbt e posizioni omofobe.
Resta il fatto che la situazione potrebbe comunque peggiorare. Insieme a tutti gli altri svantaggi e orrori che possono abbattersi sulla popolazione intera, in caso di guerra. A cominciare dal problema di coloro che cercano rifugio proprio nello stato dell’est per sfuggire alle dittature dei paesi dell’ex blocco sovietico. «Un altro conflitto armato al centro dell’Europa» ricorda ancora Amnesty International in un recente contributo «che coinvolgesse una potenza nucleare e vi trascinasse probabilmente altri stati minaccerebbe l’intero sistema di pesi e contrappesi geopolitici, con implicazioni imprevedibili sui diritti umani a livello globale».
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