Il ddl Zan arriverà finalmente al Senato il prossimo 13 luglio. Una decisione che arriva dopo un iter sofferto e per nulla scevro da pericoli, in primis quello della bocciatura proprio a Palazzo Madama dove i numeri sono risicatissimi a causa del dietrofront di Italia Viva. Il partito di Matteo Renzi, infatti, aveva votato il testo del ddl alla Camera, per poi cambiare idea. Le richieste della destra di eliminare il capitolo dell’identità di genere sono state respinte. Insomma, si arriva alla resa dei conti e al muro contro muro, in una situazione di grande incertezza.
La giornata di oggi è stata molto concitata, riguardo i lavori per la calendarizzazione del ddl Zan. «Secondo le prime ricostruzioni» riporta TPI, «al tavolo di maggioranza riunito questa mattina Italia Viva avrebbe chiesto di rinviare a domani il voto sulla calendarizzazione del disegno di legge, previsto invece alle 16,30 di oggi. Il presidente della Commissione Giustizia di Palazzo Madama, il leghista Andrea Ostellari, avrebbe inoltre chiesto di rimandare al 22 luglio l’approdo del testo in Aula, attualmente in programma per il 13 luglio. Entrambe mozioni al momento sono state respinte dal Pd».
Soddisfatta Monica Cirinnà, senatrice dem: «Il Ddl Zan sarà in Aula il 13 luglio. L’approvazione del calendario dimostra che i voti ci sono, se c’è la responsabilità. Adesso andiamo avanti con coraggio, a viso aperto, per dare una legge di civiltà all’Italia. Basta con i tentennamenti, è il momento di dare risposte», ha commentato su Twitter.
E un richiamo all’ordine arriva da Letta: «Non capisco la posizione di Iv che ha fatto un lavoro di merito importantissimo alla Camera e improvvisamente ha cambiato idea. Lega e FdI non la vogliono, la maggioranza che l’ha approvata alla Camera deve farsi carico di approvarla al Senato». Mentre Alessandro Zan si rivolge direttamente ai renziani: «Salvini utilizza il finto tentativo di volere una mediazione per cercare di svuotare e decapitare la legge, perciò dico agli amici di Italia Viva: attenzione, non prestatevi a questa trappola».
Al Senato i numeri, tuttavia, sono risicatissimi: i 17 voti di Italia Viva sono fondamentali, per arrivare a quota 158, che garantirebbe una seppur fragile maggioranza. Soprattutto di fronte al fronte compatto del no al ddl, composto dalla destra radicale di Salvini e Meloni e dai centristi. Ma la resa dei conti sarà, appunto, il 13 luglio. Il Pd ha già chiesto di non andare in aula con il voto segreto. Vedremo se la richiesta andrà soddisfatta. La partita è tutta da giocare e non sarà per nulla semplice.
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