Sono 170 le audizioni ammesse dal presidente della Commissione giustizia al Senato, il leghista Ostellari, sul ddl Zan. Un numero elevatissimo che rischia di allungare i tempi ben oltre l’estate. “E’ impossibile stabilire una data di fine, anche perché ci sono altri provvedimenti da valutare, non c’è solo il ddl Zan” ammette lo stesso Ostellari che si vanta di avere eliminato 55 audizioni dalle richieste pervenute.
Pd e M5S: “Ddl Zan subito in aula”
“Questa è la commissione giustizia non “casa Ostellari” – commenta la senatrice dem Monica Cirinnà, componente della commissione -. Ormai il tentativo di affossare il testo in commissione è evidente, andiamo presto in aula senza relatore con la dichiarazione d’urgenza”.
“Sulla legge Zan il presidente Ostellari ha proposto 170 audizioni – incalza il capogruppo del Pd in Commissione, Franco Mirabelli -. Nonostante avessimo chiesto una selezione che consentisse tempi rapidi. È evidente che il presidente ha come unica finalità quella di affossare la legge”. “Ha preso in ostaggio la commissione e sequestrato il ddl impedendo la possibilità di votare e di discutere nascondendo fino ad oggi le richieste di audizione – prosegue -. Credo che a questo punto si debbano riunire i presidenti dei gruppi favorevoli alla legge Zan per valutare come portare in aula al più presto il ddl approvato alla camera e denunciare le forzature regolamentari operate per impedire l’approvazione della legge”.
Chiede di andare subito in aula anche Alessandra Maiorino del M5S. “Le audizioni richieste sono 170, e quasi tutte di organizzazioni religiose o sedicenti tali – scrive la senatrice su Facebook -. Questo Paese si chiama Italia, è un Paese laico e democratico dell’Europa occidentale. Ora basta. Andiamo in aula con l’art. 77. Il MoVimento 5 Stelle è pronto”.
Chi sarà audito in commissione
Tra le audizioni che si svolgeranno a partire da giovedì, ci sono Stefano Russo, segretario generale della Cei, Riccardo di Segni dell’Unione delle comunità ebraiche in Italia, Yassine Baradai che è segretario nazionale dell’Unione delle comunità islamiche in Italia. Figura anche Alessandro Dini Ciacci, responsabile della chiesa dei mormoni. Altri previsti nel calendario sono Platinette, il presidente della Calabria, Nino Spirlì, R, Massimo Gandolfini del Family day, Cristina Gramolini di Arcilesbica, Aurelio Mancuso in rappresentanza della petizione con 450 firme, l’ex pm Carlo Nordio. Per l’Unione nazionale delle donne italiane sono previste la presidente Vittoria Tola e Pina Nuzzo, poi la giornalista Monica Sargentini Ricci (alla foce “femministe”) e Marina Terragni e il filosofo Stefano Zecchi. Ancora, qull’Alberto Zelger che definì le unioni civili “sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie” sarà audito come tesoriere dell’associazione BioPsiCatt Veneto.
L’ex deputato leghista Massimo Polledri, che pensa che l’omosessualità sia “reversibile”, in rappresentanza di “Umanitaria Padana”. E via discorrendo a suon di rappresentanti di associazioni che promuovono le terapie riparative, l’infettivologa Atzori e una galassia di micro associazioni religiose.
Ma c’è anche la presidente di Dire – donne in rete contro la violenza, Antonella Veltri e la docente universitaria Giorgia Serughetti.
Tra le associazioni lgbt c’è Arcigay Messina, Arcigay Basilicata, Edge. Saranno, invece, acquisite le audizioni delle altra associazioni già ascoltate in Commissione Giustizia alla Camera.