La Corte d’Appello di Torino ha confermato oggi la condanna nei confronti di Silvana De Mari, accusata di diffamazione verso il Circolo di Cultura omosessuale “Mario Mieli” di Roma.
Ora, la scrittrice e dottoressa dovrà risarcire l’associazione romana delle spese legali sostenute per il secondo grado. Ad assistere il Mieli, già dal primo grado, l’avvocato Michele Potè di Rete Lenford.
“Leggeremo le motivazioni della Corte tra 90 giorni – commenta il presidente del Mieli, Mario Colamarino a Gaypost.it -, ma siamo certamente soddisfatti di questa sentenza. Auspichiamo che serva da monito a tutti gli omofobi che pensano di essere immuni e di potere dire e fare quello che voglio sulla pelle delle persone LGBT+”.
“Va ricordato che De Mari non è una battitrice libera, ma è espressione di gruppi organizzati di omofobi – sottolinea Colamarino -. C’è un mondo, di cui lei fa parte, che è trasversale e che passa da associazioni, testate giornalistiche, pezzi della politica. Una vera e propria rete che con discorsi e azioni quotidianamente attacca le persone LGBT+, le associazioni, l’intera comunità”.
“Per questo non dobbiamo abbassare la guardia rispetto all’omolesbobitransfobia – conclude – e dobbiamo essere uniti per essere sempre più forti nella lotta contro l’odio e la discriminazione”.
Il caso risale a diversi anni fa. Era il 2017 quando De Mari disse che “Il circolo lgbt di Roma è intitolato a Mario Mieli, cantore di pedofilia, necrofilia e coprofagia. Posso assumere che tutti gli iscritti provino simpatia per queste pratiche? O che almeno non ne provino nausea? Posso? E così tutto diventa lecito in quanto non è patologico, non è una malattia”. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Croce, diretto da Mario Adinolfi, De Mari ipotizzò che gli iscritti al circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma “provino simpatia” per “pedofilia, necrofilia e coprofagia”.
Da lì, la denuncia del Circolo che vinse in primo grado, nel 2019.
De Mari non è nuova a sentenze di questo tipo. Già quella del 2019 era la seconda dopo che anche il Coordinamento Torino Pride l’aveva querelata per diffamazione. Anche in questo caso, la scrittrice fece ricorso in appello. La sentenza di secondo grado è attesa per maggio prossimo.
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