(di Ethan Bonali)
Cos’è stato del movimento Non Una di Meno dopo la manifestazione dell’8 marzo? Quella piazza era il frutto di un’elaborazione politica composita, che non ha alcuna intenzione di fermarsi. La terza due giorni di NUDM si è tenuta a Roma la settimana scorsa e per comprendere davvero la cifra rivoluzionaria, la concretezza e l’umanità diversa e ricca che vi partecipa, è indispensabile esserci.
Ha ragione Lea Melandri, scrittrice, giornalista, saggista e attivista del movimento delle donne, quando afferma: “[…] la considero (NUDM, ndr) una ripresa della rivoluzione culturale, o di quel salto di qualità della coscienza storica, che è stato il femminismo degli anni settanta”.
Non è un’azione di protesta od una semplice rivendicazione di istanze, bensì una critica radicale e complessiva della società e della cultura che trovano le basi nel Patriarcato e nelle sue diverse forme di esclusione e oppressione dei più deboli.
Da Fromm a Non Una di Meno
Il movimento Internazionale delle donne, nel quale NUDM si colloca, è un “soggetto imprevisto” – come viene definito da Lea Melandri, riprendendo Carla Lonzi – che riporta la dimensione privata , come insieme di desideri, diritti e aspirazioni a realizzare la propria natura di essere umano, al centro della questione politica.
Lo diceva anche Eric Fromm nel 1976, del resto:“[…] non è escluso che lo storico del futuro constati che l’evento più rivoluzionario del XX secolo è stato l’inizio il movimento femminista e il tramonto della supremazia maschile”. ( da “Avere o Essere”)
A distanza di quarant’anni, dunque, donne, giovani, persone lgbtq+, si trovano uniti in un’analisi che si definisce “intersezionale”, ovvero trasversale.
Come è strutturata NUDM?
NUDM non ha una struttura gerarchica, non ha comitati né portavoce ma è costituita da gruppi che si formano spontaneamente sul territorio e che si riuniscono periodicamente per discutere e/o proporre i temi e le iniziative che emergono dal confronto sulle mailing list nazionali.
Ogni riunione viene documentata attraverso report che vengono condivisi, in un lavoro di scrittura e racconto della pratica femminista.
Sono stati individuati otto campi principali di discussione, corrispondenti agli otto tavoli tematici che si costituiscono durante le assemblee nazionali e nei quali si confrontano, orizzontalmente, i soggetti partecipanti, dai professionisti agli operatori, dagli studenti agli attivisti.
Il metodo decisionale adottato per i tavoli di lavoro e per la plenaria è quello del consenso.
Principi emersi dall’assemblea
Dall’elaborazione dei principi di azione e dalle analisi tematiche dei tavoli sono emersi alcuni dati politici di interesse.
Il punto di partenza è la progressiva atomizzazione del tessuto sociale promossa e orientata da interventi politici e legislativi che affondano le loro radici culturali nei pregiudizi e nelle dinamiche divisive, escludenti e oppressive e che rendono la violenza sulle donne sistemica e strutturale.
Pertanto, NUDM promuove la valorizzazione e il coinvolgimento dell’individuo come portatore di desideri, diritti e forza di ricomporre la comunità con azioni propositive e di protesta.
L’individuo torna ad essere un soggetto politico e non solo un singolo da includere o escludere in un sistema di tutele. Partecipazione, insomma, non solo inclusione.
Se qualcuno sta pensando al neoliberismo, fermi tutti. La differenza sostanziale tra neoliberismo ed individuo, non è la realizzazione della propria natura o singolarità, bensì il rapporto di contatto e riconoscimento o isolamento e concorrenza con la società.
La conoscenza alla base di tutto
Come si arriva ad essere un individuo attivo, portatore di una azione politica e inserito nella società? Per NUDM la via sembra essere quella della conoscenza capillare delle problematiche, delle risorse e del territorio.
Per questo, da più tavoli tematici (Lavoro e Welfare, Narrazione della violenza, Legislativo e Giuridico) il lavoro si concentra sulla formazione di banche dati e osservatori indipendenti.
Invece di accettare informazioni già interpretate da altri, NUDM raccoglie dati sul territorio ed analizza le varie realtà in un’ottica femminista ed intersezionale, per arrivare ad una conoscenza completa delle problematiche, delle risorse, della struttura sociale, culturale ed economica.
Conoscenza e informazione permettono la nascita di un soggetto politico in contrapposizione ad un sistema verticale, centralizzato e autoritario.
Rappropriarsi di idee e parole
Un sistema che, nell’analisi di NUDM, tende a riprodurre dinamiche di alienazione, esclusione, discriminazione ed oppressione, mediante la logica del mercato, della patologizzazione e della colpevolizzazione delle vittime, del diverso e dell’economicamente improduttivo.
Come si inizia a mettere in discussione un sistema di potere? La risposta del Movimento è: riappropriandosi dei concetti e delle parole che sono stati distorti dal potere patriarcale, riappropriandosi della narrazione che da unica torna ad essere plurale ed intersezionale.
Le parole e le narrazioni
In quest’ottica nasce uno dei concetti più importanti, forse, del panorama femminista italiano attuale:”Da oggi, come donne, intendiamo le donne di qualunque orientamento sessuale e identità di genere”. È un punto fermo all’esperienza del femminismo della differenza e all’esclusione delle donne transgender e delle varie identità femminili non solo dal femminismo, ma anche dall’identificazione nella parola “donna”.
E ancora : “Noi usiamo la parola genere e non sesso, per evitare determinismi basati sulla biologia. […] Combattiamo i processi di Razzizzazione sulle stesse basi biologiche. Rifiutiamo lo specismo in quanto riduzione delle forme di vita a cose da sfruttare”.
Il Tavolo Legislativo e Giuridico definisce la violenza di genere :”La Violenza di genere è questione trasversale ed intersezionale che interessa non solo le donne ma una pluralità di soggettività discriminate per identità e/o scelta di genere”.
Dal tavolo di Educazione e Formazione: “In contrasto con la strumentalizzazione del concetto della Scuola e della Università della Autonomia introdotta dalla riforma Berlinguer, e arrivata a compimento con la legge 107, si vuole risignificare il concetto di autonomia come riappropriazione, da parte di tutti i soggetti inseriti nel sistema educativo e di ricerca, della facoltà di individuare bisogni e necessità, come capacità di creare sapere dal basso, a partire da metodi e pratiche cooperativi e orizzontali, privilegiando relazioni con realtà auto-organizzate che condividano metodi e pratiche femministe”.
Fanno eco il tavolo Narrazione della Violenza nei media e Percorsi di fuoriuscita dalla violenza che ridefiniscono la parola e la narrazione della figura della vittima. ”Le donne che fuoriescono dalla Violenza sono soggette attive – si legge -, non solo nella propria esperienza ma anche in quella delle altre, attraverso la costruzione di relazioni di auto-mutuo aiuto e condivisione di esperienze, che si orientano verso l’autonomia e non verso l’assistenza. […]Il percorso di fuoriuscita dalla violenza si avvia su iniziativa e scelta della donna coinvolta e ne segue le esigenze e i tempi, supportando e orientando e mai imponendo passaggi obbligati. […] Si rifiuta la Narrazione standardizzata della vittima e della violenza che mantiene un legame col maltrattante”.
Ed in questa logica prosegue il Tavolo Legislativo e Giuridico: “Superare una cultura giuridica che riconduce la violenza maschile sulle donne alla conflittualità di coppia, disconoscendo così il fenomeno stesso e sminuendo la credibilità delle donne che la subiscono. […] Contrastare l’applicazione da parte dei Giudici Minorili e Civili alla propria funzione di valutazione e decisione praticata attraverso una delega di fatto ai CTU e agli operatori dei servizi sociali. E quindi vietare di procedere a valutazioni psicologiche e psicodiagnostica sulle donne vittime di violenza e sulla loro capacità genitoriale”.
Ed ancora sulla autonomia dal Tavolo Lavoro e Welfare eccheggia, sempre attuale, “Una stanza tutta per sé” di Virginia Wolf: “[…] individuare strumenti misure e pratiche che garantiscano l’Autonomia e l’Autodeterminazione delle donne e quindi sottrarle preventivamente alla potenziale spirale di violenza data dalla dipendenza economica , dallo sfruttamento e dall’assenza di servizi.[…] Autonomia come condizione per la prevenzione della violenza, autodeterminazione e liberazione dal Ricatto”.
E per sfuggire alle dinamiche del ricatto il Tavolo Femminismi e Migrazioni, il Tavolo Salute ed il Tavolo Legislativo e Giuridico chiedono un accesso incondizionato alle tutele legali, sanitarie e sociali per le donne migranti, liberandole dalla dipendenza dai loro aguzzini e dal ricatto del permesso di soggiorno e rendendole libere di autodeterminarsi.
Obiettivi e pratiche
Tantissimi gli obiettivi e le pratiche per realizzarli. Ecco una piccolissima selezione.
- Realizzare la piena ed effettiva attuazione della Convenzione di Istanbul che è tuttora ostacolata dal permanere di pregiudizi e stereotipi sessisti omotransfobici e discriminatori nei confronti delle donne e di tutte le soggettività non eteronormate.
Welfare universale diretto e indiretto che risponda ai bisogni e necessità degli individui e che non sia organizzato su base familiare. Rifiuto del Welfare aziendale. - Rifiuto ed eliminazione del codice rosa che patologizza la vittima di violenza.
Deospedalizzazione dell’aborto attraverso l’incremento della somministrazione della pillola ru486 e modifica del relativo protocollo di somministrazione rendendolo possibile fino a 63 giorni dalla data di concepimento e somministrabile anche nei consultori dalle ostetriche.
Abolizione delle sanzioni amministrative per le donne che ricorrono all’aborto autoprocurato fuori dai termini di legge perché costituiscono un ricatto e un deterrente al ricorso a strutture mediche in caso di complicazioni. - Abolizione della pratica di “rettificazione neonatale” sui corpi delle persone intersex in un’ottica di superamento del binarismo di genere e di rispetto per l’autodeterminazione del genere e ridefinizione delle procedure e del trattamento dei percorsi di transizione fuori da ogni logica patologizzante.
- Ripensare i consultori come spazi politici e sociali otre che come servizi socio-sanitari, come spazi di auto-inchiesta e sperimentazione. Riqualificare il servizio attraverso la riappropriazione dei consultori e la produzione e condivisione dei saperi transfemministi. Garantire la presenza di équipe multidisciplinari, la diffusione sul territorio basata sul numero degli abitanti e l’apertura a diverse fasce orarie per offrire l’accesso ai servizi a tutte le tipologie di utenti.
Workshop su violenza e sessismo nei movimenti per riconoscere, contrastare e prevenire il fenomeno – Tavolo Sessismo nei Movimenti.
I prossimi appuntamenti
È già pronto il calendario delle prossime iniziative. Ecco quello che sappiamo già, per i dettagli tenete d’occhio la pagina Facebook di Non Una di Meno.
Maggio mobilitazione nazionale contro il Codice Rosa
Prossima riunione nazionale settembre 2017
28 settembre – data proposta dalle donne argentine – come giornata di azioni territoriali sul tema dell’autodeterminazione ed, in particolare, sul tema dell’aborto.
25 Novembre mobilitazione nazionale contro la violenza contro le donne
Presentazione e promozione dei principi del movimento NUDM all’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2018