Tornano per il terzo anno i Diversity Media Awards, il premio per le realtà mediatiche che ben sanno raccontare la realtà Lgbt in Italia. E tornano in una città, Milano, che vuole tenere alta l’attenzione e la voce sui temi dei diritti. Lo ricorda il sindaco Sala, ricordando in apertura della conferenza stampa, nella prestigiosa Sala Alessi di Palazzo Marino che «niente è come la costanza su temi ricchi di senso e che ci trovano uniti».
La solidarietà delle istituzioni
L’occasione è propizia per concedersi una vena polemica nei confronti delle nuove cariche regionali, che ha il sapore di una forte presa di posizione politica: «L’importante è non rilassarci dopo l’approvazione della legge Cirinnà, perché la partita non è finita e Milano vuole continuare ed essere una città guida nel cambiamento» dichiara il sindaco. E rilancia: «Guideremo il fronte che crede questa debba essere una rivoluzione permanente, perché c’è molto ancora da fare. Si allargano le partnership non solo con le aziende ma con le realtà istituzionali. Alla nostra battaglia si uniscono in tanti. Milano c’è e ci sarà e lo ritiene fondamentale. Siamo in tanti e siamo determinati».
Majorino: “Ancora molta strada da fare”
Gli fa eco l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, che vede in questa nuova edizione dei Dma la possibilità di ribadire che: «L’affermazione dei diritti e la difesa del valore di una società plurale deve riguardare tante e tanti. Si deve lavorare nel senso di una grande affermazione di principi e valori forti, per la creazione di una società in cui ciascuno si sente cittadino». In questo senso, chiarisce, deve andare una sempre più convinta lotta alle discriminazioni, che a Milano si è concretizzata nel lavoro della Casa dei Diritti, nella recente assegnazione di un bene confiscato alle mafie convertito in casa rifugio per giovani Lgbt, ma anche nella cura rivolta alla convention del turismo Lgbt prevista per il 2020.
Il riconoscimento internazionale
L’amministrazione milanese, afferma Majorino, vuole compiere «non azioni di tutela di pochi come se fossero soggetti deboli da compatire, ma creare una società moderna riconosciuta come tale, che non vuole fare passi indietro su conquiste che sono per tutti e che noi vogliamo difendere con le unghie e con i denti». Sempre più largo, anche in questo senso, il ventaglio delle istituzioni che supportano i Dma, cui si uniscono, tra gli altri, l’Ambasciata canadese e la Commissione Europea. Si tratta, secondo la fondatrice Francesca Vecchioni, del riconoscimento del fatto che la diversity, viene sempre più percepita come risorsa e non come costo sociale, in tutte le sue declinazioni.
Luci e ombre nei media
La situazione della rappresentatività nei media, per il 2017 ha luci e ombre. Lo sintetizza Monia Azzolini, responsabile dell’osservatorio di Pavia, che si è occupata dell’analisi quantitativa della presenza Lgbt nell’informazione. Analizzando le edizioni prime time dei tg della tv generalista, emerge un’incidenza dello 0,6%, lontano dal 2% dell’anno precedente in larga parte influenzato dalla discussione sul ddl Cirinnà, ma doppio rispetto al decennio precedente. Fatta eccezione per alcuni riconoscimenti di famiglie arcobaleno, in particolare a Trento e Firenze, si tratta però quasi sempre di notizie negative, con un netto picco in occasione dello stupro di Rimini che ha visto coinvolta una transessuale.
Predominanza di cronaca nera nell’informazione
Nella gran parte dei casi, quindi, in relazione alla comunità Lgbt si parla di criminalità e violenza (più della metà dei casi) più raramente di storie umane di discriminazioni, intorno o sotto il 10% di unioni civili e genitorialità. Le rilevazioni statistiche certificano che i temi Lgbt sono usciti dall’agenda politica (14%), che detta quella dei media. Lo dimostra, per contro, anche l’aumento di buone notizie, soprattutto di ambito politico. Valgano come esempi il coming out della presidente serba e di quello irlandese, Si tratta, chiosa Francesca Vecchioni, di un «imbarazzante predominanza di nera, che rende necessario spingere la politica».
La situazione nell’intrattenimento
A cura di Diversity si è svolta invece l’analisi qualitativa dell’intrattenimento, che risulta essere, spiega Vecchioni, «specchio rovesciato dell’informazione, che rappresenta molto la società civile». Sono infatti aumentati di due volte e mezzo i contenuti Lgbt, Se c’è stata, chiarisce, una lieve flessione nei programmi tv (6%), si è invece verificato un aumento importantissimo delle serie che affrontano il tema. «Si inizia a parlarne finalmente non in modo posticcio, ma iniziano a inserirsi in contesti non scontati. Si parla di Lgbt in telefilm noir, polizieschi, in Star Trek o Supergirl», come le nomination dell’edizione 2018 certificano. Troviamo ancora tematiche arcobaleno in serie come Gomorra, Suburra, I Bastardi di Pizzofalcone. «Significa parlare a un pubblico che non si aspetta quello che gli stai dicendo, così come avviene nella società civile, composta di persone che sono a contatto ogni giorno con la diversity» e si specchiano in ciò che vedono. Comincia ad affermarsi un nuovo racconto, nella televisione e nei media italiani, secondo il quale «la diversity Lgbt è una delle tante».
Diversity e pubblicità
Una sorpresa arriva poi della pubblicità, che dimostra «la ricaduta reale della politica, perché l’immaginario supera e appiattisce il limite che nella legge esiste». Infatti, per Vecchioni, «l’intrattenimento rappresenta quello che la società vuole essere: dove non ci sono i matrimoni ugualitari il sentore dell’intrattenimento è quello di rappresentare un matrimonio, dove non ci sono i riconoscimenti di genitorialità nel marketing vediamo grandi storie di famiglie». Un “contagio positivo” che si esplica in una edizione dei Dma, la terza, ricca di novità.
Le novità della nuova edizione
In quella che è stata chiamata “This is me edition” che vedrà la premiazione e la serata di gala il 23 maggio, che servirà a finanziare tutte le attività dell’anno in una atmosfera che vuole rievocare quella del film The Greatest Showman, cambiano molte cose: la sede, trasferita dall’Unicredit Pavillion a Teatro Vetra, gli chef stellati che cureranno la cena, che da una diventano tre, e i direttori artistici, che – ferma la certezza Fabio Canino – virano in direzione sempre più giovane e pop, con l’ingresso di Guglielmo Scilla e Diana Del Bufalo. Anche per questo, ulteriore novità, la categoria DMAYoung si trasforma, in questa edizione, in categoria ufficiale. La votazione online si aprirà sul sito di Diversitylab a partire dal 20 aprile: ci sarà poi un mese di tempo per assegnare quelli che ormai sono sempre più gli Oscar italiani della visibilità.