Storie

Quel dolore impigliato tra le pieghe del cuore: lettera a una madre

Voglio tornare a parlare di genitorialita, sempre partendo da me, dal mio vissuto. Inaugurando una sorta di diario della mia esperienza di padre. Un’evoluzione del mio precedente blog, Luca ha due papà, con un punto di vista più introspettivo.

Avevo diciannove anni. Un giorno ti confidai che stavo male per una cara amica che aveva appena perso il fidanzato. Mi dicesti: “A me dispiace soprattutto per lui che non c’è più, lei vedrai che prima o poi starà meglio“. A quel tempo pensai fosse una frase cinica, che non teneva conto di tutto il dolore che lei stava provando e che avrebbe portato con sé per sempre. Ma infine avevi ragione, e l’ho capito in questi dieci lunghissimi anni che sono passati dalla tua morte, mamma.

Il dolore impigliato tra le pieghe del cuore

Mi dispiaceva perché non ti avevo più accanto, perché non potevo chiamarti e chiederti un consiglio. Mi dispiaceva per tutto il mio dolore causato dall’assenza. Ma la vita è andata avanti, inarrestabile, e mi ha portato tanta felicità, molta più di quella che io potessi mai immaginare: sono arrivati Luca e Alice e il dolore per la tua assenza è rimasto lì impigliato tra le pieghe del cuore, ma facendo meno male giorno dopo giorno, come un veleno a cui il corpo si abitua lentamente in una sorta di mitridatizzazione, mischiato a un velo di malinconia.

Una morte arrivata troppo presto

Via via che il dolore per ciò che mi mancava andava attenuandosi ho imparato ad essere dispiaciuto per te e per te soltanto, per quella morte ingiusta arrivata troppo presto. Non che non fossi stato dispiaciuto per te prima, ma l’egoismo del mio dolore si confondeva a ciò per cui essere davvero dispiaciuto.

Tutto quello che ti è stato negato

Io prima o poi sono stato meglio. E così immagino Gabriella, mia sorella. E perfino papà: perché la vita continua a scorrere per tutti e porta con sé tutta una serie di nuove esperienze ed emozioni. Tu invece non ci sei più. E sono dispiaciuto per te e per tutto quello che ti è stato negato: i tuoi tre nipoti, gli anni migliori da vivere senza fretta, i viaggi, i sorrisi, tutte le ricette che non hai potuto sperimentare in cucina, accettare in modo pieno e senza riserve di essere la nonna di due chiassose famiglie arcobaleno.

Sorridere dei rispettivi errori da genitore

Fra tutte le cose che ti sono state negate, e per cui più soffro, c’è il mio perdono per tutti i tuoi errori da genitore da ricevere finché eri in vita. Perché tante cose che prima non capivo le ho capite soltanto diventando genitore anch’io. E tante altre cose dovrò ancora capire (e imparare) andando avanti. Vorrei non ci fosse stato negato, a entrambi, il tempo e il modo di sorridere insieme dei nostri errori da genitori, magari sorseggiando un brandy dopocena in una calda notte d’estate come questa, seduti sulla veranda di casa tua per godere di un po’ di fresco, con il rumore delle cicale di sottofondo e quella sensazione bellissima di togliersi un peso dal cuore e riconciliarsi col mondo.

Io e le mie paure siamo qui

Forse ti avrei raccontato anche delle paure di questi mesi, in cui il mondo sembra andare a rotoli per colpa di una pandemia ancora misteriosa, e mi domando cosa ci riserverà il futuro, se sarò in grado di proteggere Luca e Alice, se sarò un buon genitore, se saprò fare tesoro dei tuoi tanti insegnamenti preziosi e correggere gli errori che invece hai fatto… Io e le mie paure siamo qui, sorseggiando un brandy dopocena in una calda notte d’estate, seduti sulla veranda di casa tua per godere di un po’ di fresco… ed è come se ci fossi anche tu.

Le cicale in sottofondo

A volte basta un po di silenzio interrotto dal rumore delle cicale di sottofondo, un quaderno su cui raccogliere pensieri ed emozioni, e all’improvviso arriva comunque quella sensazione bellissima di togliersi un peso dal cuore e riconciliarsi col mondo.

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