Domanda sull’omosessualità nei test a Medicina, Fedeli: “Gravità inaudita: non è una malattia”

“Quale delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?”. È questa una delle domande del Progress Test (un test uguale per tutte le facoltà che punta a verificare le conoscenze degli studenti,ndr) a cui sono stati sottoposti oggi gli studenti delle facoltà di Medicina di tutta Italia. Diverse sono le segnalazioni che in queste ore circolano sui social network pubblicate da studenti che hanno affrontato il test. Le immagini del test con questa domanda stanno scatenando reazioni indignate.

La foto pubblicata da Cathy La Torre

La foto pubblicata da Cathy La Torre

Cathy La Torre e Marco Grimaldi di Sinistra Italiana hanno denunciato la cosa chiedendo “se la comunità medica italiana, ritiene ancora che l’omosessualità sia una malattia”. “Vogliamo sapere che senso ha chiedere a dei futuri medici la stima dell’omosessualità nell’uomo – scrivono -? Viene anche chiesta la stima della eterosessualità dell’uomo?”. “Pretendiamo una risposta dalla Conferenza del Presidi delle facoltà di Medicina – continuano -: perché questa domanda nel 2017?”.

La polemica sui social network

Secondo alcuni studenti, si tratterebbe di una domanda di statistica, mentre secondo altri ha effettivamente una base fondata su una visione dell’omosessualità come patologia. A insospettire un po’ sui riferimenti culturali di chi ha stilato le domande è il linguaggio di quella successiva in cui si legge: “Una donna gravida e suo marito chiedono di fare dei test genetici per vedere se il feto che sta portando è a rischio fibrosi cistica. Il test indica che il marito non è il padre biologico del bambino. Come dovrebbe comportarsi il medico in relazione alla questione della paternità?”.

Una domanda che sembra presupporre che una donna incinta debba avere un marito e non, semplicemente, un partner (un fidanzato, un convivente, magari un amante) ugualmente presunto padre del feto. Non sarebbe bastato dire “due futuri genitori” o “un uomo e una donna in attesa di un bambino”? Una scelta di linguaggio che ha un retrogusto di arretratezza e che alimenta l’idea che anche la domanda sull’omosessualità non sia “semplice statistica”.

Una foto della domanda pubblicata su un gruppo di studenti di medicina

Una foto della domanda pubblicata su un gruppo di studenti di medicina

I comunicati degli studenti

Sulla vicenda il sindacato degli studenti della facoltà di Medicina di Padova ha diffuso un comunicato stampa. Il testo comincia ricordando che dal 1990 l’omosessualità non più considerata una malattia.

“Oggi gli illustri professori di medicina italiani – continua il comunicato -, membri della conferenza dei presidi, pongono ai propri studenti, nel progress test, la domanda che vedete nella foto. Non commentiamo la domanda in quanto il semplice fatto che Wikipedia sia più aggiornata dei presidi di medicina fa ripensare al tipo di educazione medica che viene instillata nelle scuole di medicina italiane”.

“Di oggi, nell’educazione medica, vi è già poco spazio per il rapporto medico paziente – si legge ancora -, ancor meno per la relazione medico-paziente LGBT. Il fatto che un’altissima percentuale di soggetti di questa popolazione preferisca non rivolgersi affatto ai medici dovrebbe essere, per chi organizza la formazione, una domanda formativa. Oggi vediamo che così non è”.

“Come rappresentanti abbiamo chiesto al corso di Medicina di Padova, nella persona della Presidente, la prof.ssa Randi, di intervenire affinché questo macroscopico errore possa venir almeno in parte rimediato – concludono gli studenti -. In particolare abbiamo preteso che si chieda scusa a tutti gli studenti e le studentesse coinvolte in questa situazione; la domanda venga stralciata dalle correzioni del test; il Corso si impegni nel sostenere percorsi di corretta informazione per quanto riguarda la sessualità”.

La risposta della ministra Fedeli

Pochi minuti fa è arrivata la dichiarazione della ministra Fedeli che accoglie le richieste degli studenti. “È di una gravità inaudita che sia stata inserita una simile domanda nel Progress test di medicina e chirurgia – commenta Fedeli in una nota pubblicata sul sito del Miur  -. È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che la Conferenza dei corsi di laurea in medicina provveda ad eliminare dall’elenco delle domande del Progress test quel vergognoso quesito, che le risposte ad esso date non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento di studentesse e studenti, e che il responsabile di quanto accaduto sia adeguatamente sanzionato”.

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Un’altra foto della domanda pubblicata su Facebook

“Discriminazioni, totale mancanza di rispetto, simili livelli di ignoranza sono elementi con cui mai vorremmo venire a contatto – conclude – tanto meno nelle università italiane, che sono luoghi deputati non solo alla conoscenza, ma all’alta formazione, con tutto quel che questo significa. In termini culturali e di civiltà”.

“Un danno alla lotta agli stereotipi”

“Quel test che doveva servire a misurare le competenze degli studenti ha mostrato l’incompetenza dei suoi autori – commenta il senatore Sergio Lo Giudice (Pd) -. Bene ha fatto la Ministra Fedeli a stigmatizzare la Conferenza dei presidenti dei collegi didattici delle facoltà di Medicina e Chirurgia, responsabili del test. Uno scivolone di questo tipo danneggia un percorso importante di superamento degli stereotipi e di educazione al rispetto delle differenze in cui il MIUR è impegnato e a cui le Università italiane non possono rispondere con una così plateale scorrettezza”.

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