Il direttore del TG La7 Enrico Mentana, che segue le elezioni in Usa in diretta dalla scorsa mezzanotte e mezza, ha paragonato il 9 novembre del 2016 al 9 novembre del 1989: l’elezione di Donald J. Trump alla Casa Bianca è una svolta storica come la caduta del muro di Berlino.
Un duello combattuto testa a testa nei sondaggi della vigilia e finito con la vittoria di chi, durante la campagna elettorale si è distinto per sessismo, razzismo e, almeno fino ad un certo punto, per omofobia. Lo smacco è tale che mentre scriviamo arriva la notizia che Hillary Clinton non terrà il discorso di riconoscimento della vittoria all’avversario e Podesta, delegato a salutare i supporters riuniti al quartier generale, si è limitato a dire “andate a riposarvi. Grazie per il vostro sostegno: Hillary è stata la vostra voce, siamo molto orgogliosi di lei. Siete nei nostri cuori”. Nessuna concessione all’avversario, insomma.
Ma ora che il dado è tratto, vale la pena ridare un’occhiata al programma che ha portato Donald J. Trump a conquistare la poltrona più ambita del mondo.
Welfare, diritti civili, politica estera e immigrazione sono i punti più critici al punto che in molti sostengono che si chiude oggi forse la più proficua stagione statunitense in termini, appunto, di diritti civili.
Trump ha dichiarato di volere alla Corte Suprema (quella a cui si deve l’estensione del matrimonio anche alle coppie omosessuali, per intenderci) un giudice che segua le orme dell’ultra conservatore Antonin Scalia. Contrario all’aborto, il neoeletto presidente degli Usa confida in una Corte Suprema conservatrice per battersi contro l’interruzione volontaria di gravidanza. Nelle battute finali della campagna elettorale, è sembrato moderare le sue posizioni in tema di matrimonio egualitario contro cui, invece, si era espresso nella fase iniziale. Il tempo ci dirà se si trattava di una mossa elettorale o meno.
Durissimo sul fronte dell’immigrazione. Oltre all’ormai celebre annuncio della costruzione di un muro sul confine con il Messico che, ha dichiarato Trump, sarà il Messico stesso a pagare, il repubblicano ha dichiarato di voler combattere contro l’immigrazione con ogni mezzo possibile a partire dall’abolizione dello ius soli, la legge che conferisce la cittadinanza statunitense a chiunque nasca sul suolo nazionale. Contro l’Isis ha dichiarato di essere intenzionato a procedere a bombardamenti a tappeto e a torture sui presunti terroristi catturati.
In politica estera, si è detto critico nei confronti della Nato e più vicino al presidente della Russia Putin di quanto non sia mai stato un presidente statunitense. I paesi dei balcani, ha detto, non potranno confidare sugli Usa in caso di invasione da parte della Russia.
Infine, ha dichiarato di voler cancellare del tutto il cosiddetto Obamacare, il piano per la sanità voluto dall’ex presidente Barack Obama e che ha reso più accessibili le cure mediche anche ai meno abbienti (impedendo, ad esempio, alle compagnie assicurative di rifiutarsi di stipulare polizze per alcune patologie, concedendo incentivi per l’acquisto di polizze e ampliando il numero di persone ammesse al Madicaid).
Gli elettori statunitensi hanno scelto questo programma e non si sono fatti fermare dalle polemiche sulle uscite sessiste e razziste di Trump che hanno costellato l’intera campagna elettorale. Ora Trump è chiamato ad attuare tutto questo. “Un uomo pericoloso: non sa usare Twitter, figuratevi se può governare gli Usa” aveva commentato l’uscente Barack Obama.