«I am your worst fear / I am your best fantasy», ovvero: “sono la tua peggiore paura, sono la tua migliore fantasia”. Con questo slogan si fece fotografare, ad una manifestazione. E quella frase fece il giro del mondo. Stiamo parlando di Donna Gottschalk, forse la più importante fotografa lesbica del novecento. Eppure, per la sua arte e per il messaggio in essa contenuto, anche una delle più ostracizzate. A tal punto da essere bandita per molto tempo dalla scena pubblica americana.
Il suo mito, adesso, rivive grazie a una retrospettiva, Brave, Beautiful Outlaws: The Photographs of Donna Gottschalk a New York, come ci ricorda Style Magazine, la rivista di cultura del Corriere.it. Gottschalk fu «attivista del Gay Liberation Front» e «fu toccata dalle contraddizioni dei primi movimenti femministi quando venne espulsa dal National Organisation for Women Congress perché omosessuale», possiamo leggere nell’articolo a lei dedicato. Le sue opere potranno essere visitate fino al 17 marzo 2019 al Leslie-Lohman Museum of Gay and Lesbian Art, nella Grande Mela.
Oltre all’attivismo politico, fu modella per artisti, barista in topless e tassista di carrozze di cavalli. Quindi «aprì uno studio fotografico nel Connectitut, dopo aver vissuto molti anni a San Francisco». E, come ci ricorda Style Magazine, «oggi vive nel Vermont». Nella sua opera ritrasse sia le donne da lei amate, sia il fratello transgender Alfie. In un periodo in cui, nella bigotta e perbenista America, essere omosessuali era qualcosa di disdicevole, Gottschalk ne rappresentò il coraggio e la voglia di vivere: «Dove la società vedeva mostri, Gottschalk vedeva delle eroine», ha dichiarato la curatrice Deborah Bright. Una mostra che è una testimonianza di coraggio: speriamo di vederla anche in Italia, il prima possibile.
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