“Comincia sempre da te; in tutte le cose e soprattutto con l’amore” – Carl Gustav Jung, Libro Rosso
La strage di Orlando richiama, nel mese dell’orgoglio gay, tutte quelle storie di sopruso e di violenza contro la comunità LGBT, che vanno dalle piccole umiliazioni che si possono vivere quotidianamente alle stragi conclamate come quella appena accaduta e che si aggiunge ai moti di Stonewall. Sicuramente la portata dell’accaduto rimarrà una ferita non indifferente nel cuore della comunità LGBT, una ferita che sembra, però, debba sanguinare meno, in quanto gay e lesbiche non sembrano rappresentare in modo completo la popolazione, perché minoranza, perché omosessuali, perché nessuno prende le parti del più debole in un contesto eterosessista. E la maggior parte non si fa portavoce dei diritti altrui soprattutto per paura, un’emozione scatenata, in questi casi, dall’ignoranza che tenta di rendere debolezza la scelta di essere ciò che si è. La debolezza è dalla parte di chi uccide, di chi usa, in qualsiasi circostanza la violenza e nessuno ha il diritto di decidere della vita altrui ponendo l’altro in una posizione di scacco.
“Io sono inferiore a qualsiasi uomo i cui diritti calpesto sotto i piedi” – Horace Greeley
I perché sono molti: l’odio, la facilità nel possesso delle armi da fuoco, il fanatismo religioso, tutti perché che non giustificano di certo un come. Eppure, più semplicemente si assiste ad una mancanza di rispetto dell’uomo nel suo diritto fondamentale di essere ed esserci, dell’altro diverso da sé, con conseguenze devastanti che fanno diventare Orlando un nuovo simbolo della violenza omofoba contro la comunità LGBT, una violenza cui si può assistere in ogni angolo, ogni giorno, seppur in modi diversi. E gli altri? Molti altri guardano altrove, impauriti dalle conseguenze che potrebbero ledere gli stessi nel decidere di difendere il più debole, soprattutto quando il “debole” è gay.
Inoltre, i mass media sottolineano in modo preponderante la teoria del fanatismo religioso su cui va sicuramente posta la giusta attenzione, ma non si può non parlare di un atto di omofobia, ovvero della paura irrazionale, dell’intolleranza e dell’odio nei confronti delle persone omosessuali, da parte di chi sposa appieno una cultura eterosessista, introiettando in modo disfunzionale stereotipi e pregiudizi rispettivamente dell’uomo e dell’omosessualità .
Ma se “un’armata può percorrere grandi distanze senza difficoltà se avanza attraverso un paese sgombro di nemici” allora il paese deve essere la culla di una cultura delle differenze, dove il rispetto dell’uomo è invalicabile e imprescindibile, dove le differenze esaltino l’essere se stessi e l’inclusione non dipenda dalla discriminante dell’orientamento sessuale.
Gli accaduti di Orlando devono risvegliare a livello globale un’attenzione alle politiche sociali ormai troppo marginali rispetto a degli sforzi che vengono concentrati quasi unicamente sulle politiche economiche. Tale questione è particolarmente attuale anche in un’Italia carente sul tema della violenza omofobica.
Diviene, dunque importante muoversi su più livelli: quello dell’educazione al rispetto dell’altro diverso da sé in famiglia, nelle istituzioni scolastiche nonché a livello governativo attraverso una legge chiara contro l’omofobia che difenda milioni di persone dall’ignoranza, dall’intolleranza, dagli atti di violenza e da chi si sente legittimato, in merito, solo perché una legge in tal senso verrebbe percepita di nuovo come prendere le parti di una persona debole piuttosto che fiore all’occhiello di chi scegli di riconoscere il diritto dell’uomo ad essere se stesso.
Il problema è solo questo: “Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverĂ per te. E ti ritroverai solo. (Dal film Milk)”