È ufficiale: le violenze domestiche in Russia non sono più reato penale. La legge di cui Gaypost.it aveva anticipato il contenuto, è stata approvata in terza lettura dalla Duma. Picchiare la moglie, la madre, la sorella, i figli nel regno di Putin da oggi è solo un reato punibile con un’ammenda dagli 80 ai 470 a cui si può aggiungere l’arresto da 10 a 15 giorni o 60-120 ore di servizio civile. Il carcere è previsto solo nel caso in cui la violenza sia ripetuta (e già punita) più volte nell’arco di un anno o se si dimostra che è motivata da odio. Se vi state chiedendo cos’altro possa motivare la violenza domestica se non l’odio, non siete gli unici.
Se non fosse sufficiente, toccherà alla vittima procurarsi le prove che dimostrino la violenza. Ora il testo passerà al Senato e poi alla firma di Putin, ma l’esito appare scontato.
Putin: “Questa legge fortifica la famiglia”
Come vi avevamo già raccontato, a proporre la legge è stata la deputata Yelena Mizulina, la stessa che aveva già proposto e ottenuto la legge contro la “propaganda omosessuale” nel 2013, vietando di fatto qualsiasi attività pubblica e qualsiasi campagna delle associazioni lgbt, Pride in testa.
A fine anno, quando già si parlava della legge in questione, Putin l’aveva difesa spiegando che troppe punizioni “indeboliscono la famiglia” che, invece, a suo avviso, uscirebbe fortificata da queste nuove regole.
Secondo i dati diffusi da Maria Mokhova, direttrice del centro per le vittime di abusi “Sorelle”, il 40 per cento dei crimini violenti consumati in Russia avviene tra le mura di casa. Uno studio diffuso dalle Nazioni Unite, inoltre, dimostra che in Russia vengono uccise 40 donne al giorno e 14mila, mentre 600mila subiscono abusi domestici. Autori delle violenze sono sempre i mariti o i compagni.