Se non fossero gravi, pericolose e drammatiche farebbero quasi ridere le esternazioni quotidiane di padre Livio a Radio Maria.
Fra le ultime mi hanno segnalato quelle in cui sostiene che “il partito di Adinolfi impedirà che la maestra insegni ai vostri figli a masturbarsi“.
Sull’educazione sessuale e sulla fantomatica “ideologia gender” rimando ad un articolo molto chiaro che ha scritto Dario Accolla qualche mese fa.
In questo breve intervento invece mi preme segnalare come, alla luce di questi stupidi allarmismi, gli insegnanti e i pedagogisti che decidano anche soltanto di fare un percorso di educazione alle differenze, in questi tempi bui in cui frange oscurantiste sono pronte a puntare il dito, risultino quasi coraggiosi.
Luca non ha nemmeno due anni e frequenta il nido. Il fatto che abbia due papà non è mai stato un problema né con la pedagogista, né con le insegnanti, né con le altre famiglie che pure sono di diverse provenienze.
In questo forse siamo semplicemente molto fortunati, oppure davvero come penso spesso la società è molto più avanti di quello che non sembri… o magari entrambe le cose insieme.
In ogni caso sono rimasto piacevolmente sorpreso quando la pedagogista del nido ha deciso di fare, come primo incontro tematico con i genitori di tutte le sezioni, un incontro sulle letture che servono ad abbattere gli stereotipi e a valorizzare le differenze.
Ancora più sorpreso che tutti i genitori fossero contenti di affrontare il tema e, leggendo i libri proposti (da Piccolo Uovo di Altan/Pardi a Un colore tutto mio dello straordinario Leo Lionni) nessuno ha avuto contrarietà o anche solo dubbi.
Io credo che sia davvero importante che i bambini, fin da piccolissimi, imparino a confrontarsi con la diversità per capirne la ricchezza.
I bambini devono comprendere fin da piccoli, ad esempio, che la diversità biologica fra “maschi” e “femmine” non può e non deve voler dire diversità di ambizioni e possibilità, né che le bimbe debbano diventare un giorno “spose sottomesse” a uomini forti e senza paura.
I nostri figli devono avere la possibilità di sentirsi liberi di esprimere in modo pieno la propria personalità, senza essere condizionati da pregiudizi e stereotipi.
Infine già da piccolissimi devono comprendere che ciò che conta davvero, in ciascuna famiglia, non è la forma che ha, ma il contenuto affettivo che può dare al bimbo che ha bisogno di sentirsi amato, accudito, accettato.
Se vogliamo fare crescere le future generazioni in una società migliore – contrastando prima ancora che nascano fenomeni di emarginazione e bullismo -l’educazione alle differenze rimane uno strumento potentissimo.
Dunque grazie a quelle associazioni come Scosse o Frame che in Italia si spendono sul tema, e grazie a tutti gli insegnanti ed educatori che con passione fanno bene il loro lavoro nell’interesse delle bambine e dei bambini che diventeranno gli adulti del futuro.