Non è stato certo un ferragosto lontano dai computer, quello passato dalla comunità Lgbt+ quando ha saputo che, per le prossime elezioni, è incerta la posizione di Monica Cirinnà. Sia militanti delle associazioni, sia singole persone appartenenti al popolo arcobaleno hanno alzato la voce sul web. Al fine di esternare la propria contrarietà rispetto all’ipotesi che per la senatrice dem non ci sia una candidatura in un collegio sicuro. Protesta che si allarga anche alla non candidatura di Giuditta Pini, rappresentante dei Giovani dem.
In vacanza fuori dall’Italia, Luca Paladini de I Sentinelli di Milano, scrive sulla sua pagina uno stato di sostegno alla madre delle unioni civili: «Sono fra quelli che non ne ha mai fatto un santino ma stima Monica Cirinnà. La stimo perché l’ho sempre trovata dalla stessa parte sulle lotte di laicità e diritti che mi stanno a cuore. La stimo perché è la prima a sapere d’aver portato a casa una legge storica come le unioni civili ma assolutamente imperfetta che rappresenta un punto di partenza e non di arrivo. La stimo e spero che il Partito Democratico non commetta l’errore di rinunciare alla sua competenza e passione».
E non è l’unico che, pur in ferie, fa arrivare il suo sostegno. «Il Partito Democratico fa fuori Monica Cirinnà e vuole convincerci che porterà avanti i diritti e le richieste della comunità LGBTQIA+?» Così chiede Alessia Crocini, presidente di Famiglie Arcobaleno. Che aggiunge: «Forse in un universo parallelo in cui, oltre al matrimonio egualitario, c’è una legge CHIARA sul riconoscimento dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali. […] Qualunque partito si voti questa non è una buona notizia».
Ancora, tra gli attivisti, si distinguono i messaggi di Sandro Gallittu, portavoce dell’Ufficio Cgil Nuovi diritti, che scrive lapidariamente: «In un parlamento in cui l’attacco ai diritti delle persone potrebbe essere il maggior collante di una maggioranza reazionaria, l’assenza di Monica Cirinnà sarebbe un’inspiegabile responsabilità dell’area progressista».
E l’attivista transgender Milo Serraglia ci va duro: «No, non basta fare un elenco di proposte elettorali sui diritti civili se sei un partito nel quale ne capiscono in pochissimi, che è caduto sul ddl Zan anche per i rigurgiti interni cattodem-terf e che dopo aver mandato a casa pochi anni fa Sergio Lo Giudice (per candidare e eleggere Casini, in pole position anche a questo giro) oggi ci presenta il piattino della cacciata di Monica Cirinnà. Partito Democratico sembri quelle squadre di calcio che contro “le grandi” si scansano / non schierano il più forte per misteriosi infortuni».
Dal sud, Daniela Tomasino – elemento di punta del Palermo Pride – non la manda di certo a dire: «Questa legge elettorale fa schifo. Fa ancora più schifo dopo i referendum costituzionali del 2020, appoggiati da Lega, Fratelli d’Italia, PD, M5S, che hanno ridotto il numero di persone che verranno elette, aumentando ancora di più il potere dei partiti sulle candidature. Ma quello che fa, incredibilmente, persino più schifo è preferire l’omofobo Casini a Giuditta Pini e a Monica Cirinnà. Che senso ha scrivere fregnacce nel programma, quando la realtà è un’altra?»
Con toni più miti, ma con la stessa determinazione nel difendere le due esponenti dem, c’è Vera Navarria, portavoce del Catania Pride. L’attivista condivide un appello della sua associazione, Arcigay Catania, che si rivolge direttamente a Letta e al Pd, chiedendo di ripensare alle candidature in vista delle prossime elezioni. E aggiunge, a quelle parole: «Enrico Letta non lasciarci sole con Giorgia Meloni. La mancata candidatura di due democratiche come Monica Cirinnà e Giuditta Pini, se confermata, sarebbe una cosa atroce».
Ancora, tra le voci a favore della rielezione di Monica Cirinnà troviamo due ex presidenti. Flavio Romani, di Arcigay, che parla di «una mossa suicida». E si augura: «Spero che Enrico Letta ne sia consapevole, di sicuro le destre ne saranno felicissime». Sebastiano Secci, del Mieli di Roma, scrive: «Ci chiedono con il nostro voto di arginare la deriva oscurantista della destra e poi non candidano chi si è sempre impegnato in maniera propositiva e concreta per farlo». Entrambi gli ex rappresentanti delle rispettive associazioni fanno poi notare la mancanza di coerenza tra candidature e programma.
Intanto Monica Cirinnà ringrazia. «In queste ore ho ricevuto tanti messaggi, pubblici e privati, a sostegno del mio ritorno in parlamento dopo il 25 settembre. Messaggi accorati e affettuosi che testimoniano il lavoro fatto in questi anni e che mi auguro di poter continuare anche nei prossimi anni. Ringrazio di cuore tutte e tutti per le parole spese. Vi aggiornerò sulle decisioni che verranno prese nelle prossime ore». Speriamo che il nodo si sciolga. E che sia la senatrice dem, sia Giuditta Pini possano rappresentare le istanze democratiche e progressiste per le prossime elezioni. In un parlamento che non sarà per niente facile. Un parlamento in cui, evidentemente, buona parte della nostra comunità sente il bisogno della loro presenza.
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