È tempo di elezioni regionali. Andare a votare può essere difficile, per le persone transgender. Le file per elettori ed elettrici, divise per genere – e improntante in un rigido binarismo – scoraggia spesso le persone in transizione. Esse possono vivere con disagio l’appuntamento elettorale. Eppure votare è un diritto e chiunque dovrebbe essere messo/a nelle condizioni di esercitarlo. Per questa ragione, in Emilia Romagna, il Gruppo Trans ha lanciato la campagna “Io sono, io voto”. Predisponendo anche un servizio di accompagnamento per quelle persone trans che vogliono recarsi ai seggi.
L’iniziativa per le elezioni regionali
Leggiamo, infatti, sulla pagina dell’associazione, su Facebook: «Siamo disponibili a fare accompagnamento ai seggi elettorali su Bologna e provincia per chi non dovesse sentirsela di affrontare il disagio delle file per genere: scriveteci al nostro indirizzo mail [potete trovarlo qui, ndr]. Per organizzare al meglio questo servizio cerchiamo ulteriori volontar* in un ogni provincia!» L’associazione, ancora, chiede «alla società civile e alla politica di attivarsi affinché tale divisione possa essere ripensata sulla base di criteri meno discriminatori (come, ad esempio, l’ordine dei registri su base alfabetica)».
Quattro regole per permettere alle persone transgender di votare
Richieste assolutamente ragionevoli e di buon senso, quelle proposte dal Gruppo Trans. Che sono riassumibili in quattro punti:
1) Se l’affluenza non lo richiede è sempre preferibile un’unica fila secondo l’ordine di arrivo delle persone.
2) Nel caso in cui (per questioni di praticità) l’affluenza sia tale da dover suddividere la fila sulla base dei registri distinti per sesso chiediamo alle persone trans* non binarie e di genere fluido di posizionarsi nella fila che crea loro meno disagio chiedendo agli scrutatori, una volta consegnati i documenti per accreditarsi al voto, di riservare loro la dovuta discrezione senza che si vengano a generare situazioni di panico o allarmismi per via di un documento che non riflette l’identità di genere della persona.
3) In qualsiasi caso evitare di urlare a voce alta i dati sensibili della persona soprattutto se vi accorgete che il nome anagrafico non coincide col genere della persona che avete di fronte.
4) Evitare di segnalare i registri con cartelli “UOMINI” e “DONNE” volti a sottolineare tale divisione.
Aderire all’appello di “Io sono, io voto”
E non solo. Il Gruppo Trans invita ad aderire all’iniziativa. Facendo mettere a verbale, al seggio, il seguente messaggio: «Il/la/* sottoscritto/a/* (Nome e Cognome) desidero venga messo a verbale come la suddivisione in file per genere o per sesso sia discriminatoria e lesiva nei confronti delle persone trans, di genere fluido, non binarie, o di tutte le identità che non si riconoscono nella dicotomia uomo-donna e che non vengono pertanto considerate e rispettate nella propria autodeterminazione. Nessuna persona deve essere costretta a fare coming out, ovvero a rivelarsi, circa la propria identità di genere e il proprio sesso biologico, e di fatto questa suddivisione costringe a farlo. Una fila unica per ordine di arrivo anziché una suddivisione per genere/sesso è preferibile e auspicabile in quanto rispettosa della privacy e di ogni identità ed espressione di genere».