Se non avete visto il video del papà norvegese vestito da Elsa che balla insieme al figlio (anche lui vestito da principessa) la canzone principale di Frozen be’… dovete subito correre ai ripari. Dalla rete è stato già ribattezzato come “best dad”. Di sicuro la sua coreografia di Let it go vestito da Principessa delle nevi aiuta ad abbattere molti stereotipi e a fare capire che sei un papà figo non se sei macho, virile e dici sempre no, ma piuttosto se riesci a giocare e divertirti insieme a tuo figlio, renderlo felice, senza lasciarti condizionare da stupidi condizionamenti sociali.
La chiave per superare gli stereotipi
Sembrerà un caso, ma non lo è affatto, che la Norvegia sia uno dei paesi (secondo solo alla Svezia) dove i padri hanno il più alto numero di settimane di congedo obbligatorio di paternità, peraltro pagato al 100%. La genitorialità condivisa fra partner è la chiave per superare tantissimi degli stereotipi che purtroppo abitano in modo stanziale nel nostro belpaese. Proprio nelle settimane scorse, su questo blog, avevo affrontato il tema dei congedi parentali dei padri e di quanto farebbero bene sia ai padri sia alle madri, nonché di un’importante iniziativa per promuovere una direttiva che obblighi gli Stati membri ad almeno 10 giorni di congedo di paternità.
Una buona notizia
La buona notizia è che proprio in questi giorni il Parlamento e il Consiglio europei hanno trovato un’intesa per introdurre nuove regole che garantiscano almeno 10 giorni di congedo di paternità retribuito in occasione della nascita, e due mesi di congedo parentale nei primi anni di vita dei figli non trasferibili da un genitore all’altro. Dopo il voto della plenaria atteso nei prossimi mesi e il successivo ok definitivo del Consiglio, la direttiva entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A quel punto i Paesi avranno tre anni per recepire le misure sul congedo di maternità e cinque per quelle sul congedo parentale.
La scelta di Cattelan
I padri dunque nell’immediato futuro avranno più tempo da dedicare ai figli in casa, e personalmente mi auguro che sappiano valorizzare questo tempo, magari proprio abbattendo stereotipi, come il papà norvegese di cui sopra, o ancora meglio fornendo strumenti ai figli per abbattere gli stereotipi. Come ha fatto sempre in questi giorni il presentatore Alessandro Cattelan, che ha postato su Instagram una sua foto mentre legge alla sua figlia maggiore, Nina, un libro. L’immagine però ha suscitato tantissime reazioni, sia positive sia negative. Vediamo perché.
Le reazioni
Il libro scelto da Cattelan (ovviamente non a caso) si intitola La bambina con due papà (di Mel Elliot, in Italia edito da De Agostini) ed è un libro per bambini che affronta il tema delle famiglie arcobaleno. Un testo pensato per sensibilizzare i più piccoli e, soprattutto (lasciatemelo dire) i loro genitori. Al di là che fosse o meno (o anche) un’operazione pubblicitaria o un modo di suscitare attenzione, di certo Cattelan forte di oltre un milione di followers su Instagram è stato molto bravo nel portare al centro del dibattito social questo argomento, e successivamente sempre pronto e arguto nelle risposte date ai numerosi commentatori omofobi.
Un futuro senza domande stupide
Fra tutte le risposte me ne ha colpito in particolare una. Alla domanda «perché leggi questi libri di merda alle tue figlie?» la risposta del presentatore è stata «perché da grandi non facciano domande stupide come questa». Ecco, forse chiedo troppo, ma io addirittura vorrei tanto che quando Alice, Luca e le figlie di Cattelan saranno grandi non ci sia più nessuno che faccia domande stupide come questa!