Si va alla guerra – diplomatica, si intende – contro Orban e le sue leggi contro la comunità Lgbt+ in Ungheria. Non solo la Commissione Europea si scaglia contro i provvedimenti del leader ungherese, ma accanto ad essa si schierano ben quindici paesi dell’Unione. Inutile dirlo, tra i più importanti (e tra i paesi fondatori, come Germania, Francia e Benelux). E, prevedibile allo stesso tempo, l’Italia governata da Giorgia Meloni non è tra questi.
La legge ungherese, ricordiamo, vieta di parlare di questioni attinenti all’omosessualità e dell’identità di genere nelle scuole. Cancellando di fatto la possibilità delle persone Lgbt+ di potersi esprimere liberamente. Una legge che ricalca quella di Putin, approvata in Russia contro milioni di gay, lesbiche e persone trans.
Una grave violazione dei diritti umani
La questione è molto seria. «Si tratta della più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea» si legge sul Fatto Quotidiano, «di cui però l’Italia non farà parte». La ragione di questa ennesima prova di isolamento internazionale del nostro paese? Il governo, tramite fonti, spiega di non aver aderito «per ragioni tecniche: di fatto però l’Italia di Giorgia Meloni è l’unico Stato tra i grandi d’Europa a non prendere posizioni contro Orban» riporta ancora il Fatto.
L’Italia di Meloni sempre più vicina a Orban
E Domani riporta un’importante testimonianza: «L’attivista per i diritti lgbt Rémy Bonny ricorda il recente assalto alle famiglie arcobaleno da parte del governo italiano». Dichiarando come l’Italia «stia facendo un passo indietro: solo pochi mesi fa, con il governo precedente, l’Italia aveva firmato le dichiarazioni contro la legge di Orbán. Ora invece si sta orbanizzando a sua volta». E non tardano ad arrivare le reazioni, dal mondo della politica e dallo stessa comunità Lgbt+.
Guaiana: “Con Meloni, Italia lontana dai valori europei”
«L’Italia si schiera con Orbàn e una minoranza di Stati Membri che si battono contro una società europea aperta e inclusiva» così Yuri Guaiana, rappresentante di +Europa presso l’Alde. «Con questa scelta il governo Meloni ha modificato la posizione del governo Draghi» ricorda ancora l’attivista. E decide «quindi di far mancare il sostegno del nostro Paese ai valori fondamentali alla base della nostra Unione quali la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani schierandosi implicitamente con leggi ispirate dalla Russia di Putin».
Le reazioni della politica
«L’Italia non sosterrà il ricorso della Commissione europea contro la legge anti-LGBTQI+ di Orban» scrive sul suo profilo Monica Cirinnà, «un vero e proprio bavaglio che impedisce di parlare di orientamento sessuale e identità di genere. Siamo ormai ufficialmente con la parte peggiore dell’Europa. Che vergogna!». Alessandro Zan, su Instagram, spiega cosa è successo e come si è arrivati a quest’azione, criticando il governo: «Vogliono trasformare l’Italia in un paese come l’Ungheria» dove non sono garantiti i diritti della nostra comunità.