La Sinistra è il partito più ‘friendly’ verso le persone Lgbt, con il maggior numero di firmatari (29 candidati) della piattaforma ‘Come Out’, promossa da Ilga Europe e rilanciata da Arcigay attraverso il sito votoarcobaleno.it.
Sono a oggi 89 i candidati alle elezioni europee che hanno sottoscritto la piattaforma. Il documento, declinato in 5 punti specifici, impegna i firmatari e le firmatarie a lottare per i diritti umani e per l’eguaglianza delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali (Lgbti) dell’Unione Europea e del mondo. Tra i maggiori firmatari anche i Verdi con 24 candidati, il Partito Democratico con 16, +Europa con 13, Partito Pirata con 3, Fratelli d’Italia con 2, Forza Italia con 1, e M5S sempre con 1. Nessun firmatario nelle altre compagini politiche.
Nella classifica del ‘rainbow factor’, cioè delle preferenze espresse dagli internauti, i prime cinque posti sono occupati da Daniele Viotti (Pd – Nord Ovest), Massimiliano Smeriglio (Pd – Centro), Brando Maria Benifei (Pd – Nord Ovest), Roberta Mori (Pd – Nord Est) e Marilena Grassadonia (La Sinistra – Centro). La classifica degli ‘unfriendly’ vede invece in testa Matteo Salvini (Lega – tutte le circoscrizioni), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia – tutte le circoscrizioni), Alessandra Mussolini (Forza Italia – Centro e Sud), Tiziana Beghin (M5S – Nord Ovest) e Agostino Ghiglia (Fratelli d’Italia – Nord Ovest)
“Attualmente – commenta Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay – l’Italia è il quarto Paese europeo per numero di sottoscrizioni della piattaforma, dopo Polonia, Francia e Germania. Il dato più eclatante, tuttavia, è la latitanza degli esponenti dei due partiti di governo da questa iniziativa: se da un lato davamo per scontato che la Lega di Matteo Salvini fosse distante dalle nostre istanze (e il fatto che Salvini sia il leader dei candidati unfriendly è l’ennesima conferma), il silenzio del M5S, nelle cui fila un solo candidato ha scelto di firmare, aggiunge elementi all’ambiguità che questa forza politica ha sui nostri temi. La speranza – continua – è che i giorni che mancano al voto smentiscano in maniera evidente questa interpretazione. Plaudiamo invece i cinque candidati che oggi occupano la testa della classifica del ‘rainbow factor’ e che evidentemente ricevono consenso dalla nostra comunità: a loro – conclude Piazzoni – auguriamo che quella classifica trovi riscontro nelle urne”.
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