Testimonianze destinate a far rumore, nel mondo dei movimenti religiosi integralisti. Quegli stessi che Massimo Prearo, nel suo ultimo libro, ha definito come “neocattolici”. Perché a parlare, questa volta, sono proprio i figli dei militanti della Manif pour tous francese. E il quadro che emerge, è quello di famiglie – interne a un movimento – in cui troviamo costrizioni, omo-transfobia e non poche ipocrisie. Le parole dei figli e delle figlie portati in piazza contro il matrimonio per tutti, nel 2013, si raccontano a Le Monde. E sì, le loro parole fanno rumore. E non solo tra le file dell’integralismo cattolico.
Nell’articolo di Le Monde troviamo le parole, innanzi tutto, di Sybille. «Non capivo cosa ci facessi lì, volevo giocare con i Playmobil» dichiara. Sempre sul giornale francese si legge che «aveva otto anni e i suoi fratelli nove e tre anni, quando sua madre li portò a un raduno de La Manif pour tous a Lione». Era appunto il marzo del 2013 e andarono a protestare contro il matrimonio egualitario, voluto dall’allora presidente francese Hollande. Sybille ammette di essere stata portata lì senza avere esatta cognizione di cosa stesse andando a fare: «Davvero non ho capito niente. Non avevo mai sentito parlare di omosessualità».
Le ragioni per cui Manif pour tous è scesa in Francia, allora come oggi – dove si prevedono in questi fgiorni manifestazioni contro il disegno di legge sulla PMA – sono ben note. «Marie» leggiamo ancora «ricorderà senza dubbio per sempre le parole molto dure che sua madre ha detto quando le ha chiesto perché stavano protestando». Sua madre le «ha parlato di “omosessuali degenerati”, “malati di mente”». Erano lì per protestare e per «impedire agli uomini gay di commettere un peccato mortale agli occhi di Dio sposandosi». Il vero problema, per tutti questi ragazzi e ragazze, è venuto dopo. Quando hanno scoperto a loro volta di non essere eterosessuali. Quando i “degenerati” e i “malati di mente” erano loro.
Marie, infatti, ha capito di essere bisessuale. «Mi resi conto» continua ancora «di quanto fosse stata violenta e odiosa questa manifestazione. Ho realizzato soprattutto l’impatto che avrebbe potuto avere su di me». Tragicamente ironico, se pensiamo che uno degli slogan più in voga tra i movimenti neocattolici – anche qui, nelle nostre latitudini – suona “giù le mani dai bambini”. Forse ci troviamo di fronte a un poderoso caso di proiezione. Stessa sorte è toccata a Jean, di Bordeaux: «Dai 15 ai 18 anni piangevo ogni notte nella mia stanza e pregavo per un cambiamento» confessa. Dichiarare la sua bisessualità ai genitori era impensabile: «So che se lo scoprono, mi taglieranno i viveri».
Jean punta il dito control’ipocrisia interna al movimento: «I miei genitori hanno divorziato nel 2013 e oggi ho pochi contatti con mio padre, che era violento. Sono in totale contraddizione con i valori che difendono e non sono gli unici» riporta ancora il quotidiano francese. E quindi, le parole più dure, da parte di Marie, che denuncia le strumentalizzazioni dei neocattolici francesi a danno dei bambini. «Sono messi in scena sui carri, mentre non hanno idea di chi sono e di cosa sono. Di cosa diventeranno». E Guillaume rincara la dose: «Essendo io una vittima diretta dell’indottrinamento che organizzano sui bambini, penso davvero che La Manif pour tous faccia molto male». Chissà come si dice, in francese, “giù le mani dai bambini”.
Non odiano i loro genitori, questi ragazzi e queste ragazze. Dalle loro storie emerge, tuttavia, una duplice e dolorosa consapevolezza. Quella di un sistema di pensiero che rende schiavi i loro stessi genitori, relegando a rigidi ruoli di genere uomini e donne. «Quando vedo le occhiaie delle donne nella mia famiglia, mi dispiace per loro. E anche per mio padre: è chiamato a essere sempre perfetto, virile». E, al tempo stesso, c’è del risentimento per aver voluto riprodurre quel modello sulle loro vite. Salvo poi puntare il dito sul “gender” nelle scuole, in nome di quell’indottrinamento al quale, per primi, espongono i loro bambini, generando sofferenze enormi. Adesso questi bambini sono cresciuti e pensano con la loro testa. E oggi le loro parole fanno rumore. Nelle coscienze di tutti e tutte.
Immagini: Wikimedia Commons
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