Una giornata di felicità per Francesca Vecchioni, presidente di Diversity, e per la ex compagna Alessandra Brogno. Questa mattina, l’Ufficiale di Stato ha annotato sull’atto di nascita di Cloe e Nina anche il nome della madre non biologica.
Non un semplice atto simbolico ma una tutela in più per le piccole che, fino a ieri avevano un solo genitore riconosciuto dallo Stato. Prosegue, quindi, l’impegno di Palazzo Marino per tutelare i figli delle coppie omogenitoriali, in particolare delle coppie lesbiche affidatesi alla procreazione medicalmente assistita all’estero. Un mese fa, fra le prime a vedersi riconoscere il proprio ruolo di genitore, c’erano le co-fondatrici di Famiglie Arcobaleno Francesca e Maria.
Un giorno speciale, lo definisce Francesca Vecchioni su Facebook. Anzi “Il giorno speciale”.
“Quando abbiamo iniziato a spiegare a Nina e Cloe come mai lo fosse, come mai servisse quella firma di Ale per non dover più giustificare a nessuno che fosse la loro mamma, ci hanno guardate come se stessimo trattando un problema di fisica quantistica.
“Avete capito perché oggi è un giorno speciale?” chiedo io.
Sì con la testa, fanno loro.
“Mamma, ma possiamo far firmare anche le nonne e i nonni?” preoccupate a quel punto che proprio nessuno rimanesse escluso!
Io ed Alessandra siamo separate da anni a nessuno ha mai, per un solo momento, dubitato del fatto che fossimo entrambe genitori. La nostra è una grande famiglia allargata, con tutte le gioie e i dolori di ogni altra famiglia, e l’unica differenza finora la faceva solo la legge.
Il suo riconoscimento legale nei confronti di Nina e Cloe non solo tutela le bambine legalmente ma anche socialmente, permettendo a tutta una parte della loro famiglia, di non essere più invisibile. Nonna Franca, nonno Armando, zia Rita, zio Luca, zia Hélèn e i cuginetti, non dovranno più sentirsi parenti di serie B, perché nella realtà non lo sono mai stati!
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