La denuncia arriva dalle associazioni Lgbt del Friuli Venezia Giulia: la nuova maggioranza a trazione leghista vuole abrogare il progetto A scuola per conoscerci, avviato «dieci anni fa» da «un piccolo gruppo formato da psicologi, insegnanti e volontari» che «avvertiva la necessità […] di affrontare e contrastare il bullismo omofobico». In Regione, tuttavia, non reputano prioritaria la l0tta all’omofobia e alle violenze scolastiche e sembra che verrà abrogato a breve.
In un lungo comunicato, firmato da Antonella Nicosia (presidente di Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia Onlus), da Nacho Quintana Vergara (presidente di Arcigay Friuli) e da Angela Cattaneo (presidente di Lune – Associazione Lesbiche del Nord Est), si spiegano dettagliatamente sia il piano d’intervento, sia le intenzioni della maggioranza. Il progetto nelle scuole, infatti, va avanti da ben dieci anni, «è stato oggetto di ricerche da parte dell’Università di Trieste» e ha creato una fitta rete di relazioni sociali, «proponendo decine di incontri di formazione per insegnanti e genitori» e «che ha ricevuto importanti riconoscimenti, primo fra tutti quello del Presidente della Repubblica». Ma alla Lega friulana, tutto questo sembra interessare poco.
Infatti, leggiamo ancora, «la prossima settimana, nel corso della votazione della Legge di assestamento di bilancio 2018-2020, la maggioranza» in mano al partito di Salvini «abrogherà 7 commi dell’articolo 8 della Legge regionale 45/2017». Si tratta, come ha fatto sapere «il consigliere leghista e relatore di maggioranza Bordin» della «abrogazione delle disposizioni relative all’attuazione di iniziative in materia di contrasto alla discriminazione». Evidentemente per i leghisti al governo, che siano a palazzo Chigi o a piazza Oberdan, la lotta alle discriminazioni è qualcosa di cui si può fare benissimo a meno.
L’attacco alla legge regionale non coglie di sorpresa le realtà Lgbt che operano attivamente nella regione, d’altronde. Già a maggio scorso la giunta leghista aveva ritirato l’adesione del Friuli Venezia Giulia dalla Rete Re.a.dy. Alessia Rosolen, assessora al lavoro, famiglia e istruzione, aveva dichiarato che scuole e famiglie «hanno strumenti sufficienti per insegnare e trasmettere i valori del rispetto e della diversità» e che «ogni altra iniziativa sul tema rischia di essere solo un indebito indottrinamento». Dalle parole si sta passando ai fatti. Pazienza se a pagare il prezzo di questa misura, ideologica e dal sapore omofobo, saranno le giovani generazioni.
Le associazioni del Friuli Venezia Giulia, tuttavia, non si lasciano intimidire: «Vogliamo dare un messaggio altrettanto chiaro, e forte, ma soprattutto positivo: NON CANCELLERETE CON DUE COMMI DI LEGGE IL PROGETTO». Così, nero su bianco e in maiuscolo. Il lavoro andrà avanti e conterà sulle sole forze di quelle persone che credono davvero che il contrasto alla violenza sia una priorità sociale e politica. «Certamente i prossimi anni saremo abbandonati da un’istituzione importante, qual è la Regione» si legge ancora. «Da una parte saremo più esposti alle difficoltà ma dall’altra saremo ancor più convinti del lavoro da fare per costruire una società» dove non si abbandonerà nessuno/a al proprio destino.
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