Il Kentucky Senate Bill 216 è stato descritto dal governatore repubblicano Matt Bevin come “una legge che permetterà agli impiegati statali di seguire la legge senza compromettere la loro fede religiosa e senza dover mettere il proprio nome su un formulario con cui si trovano in disaccordo”. La legge in questione fu creata ad hoc nel 2016 per permettere a Kim Davis, la funzionaria omofoba più famosa d’America, di mantenere il suo posto di lavoro da circa 7000 dollari lordi mensili nonostante si sia rifiutata di svolgerne alcune mansioni “in nome di Dio”.
Il caso
Kim Davis, infatti, nell’estate del 2015 diventò caso mediatico per aver rifiutato di ufficializzare le licenze matrimoniali di coppie same-sex. Una volta scoppiato lo scandalo, Davis decise di smettere di ufficializzare anche le licenze matrimoniali di coppie eterosessuali in quanto sentiva la sua fede religiosa sminuita nello svolgimento del suo lavoro di natura puramente amministrativa. Seguì un breve periodo di prigione per via del fatto che aveva violato la legge come avevano denunciato quattro coppie danneggiate dalla sua condotta.
Il colpo di scena
Dopo il processo in cui Kim Davis venne giudicata colpevole di rifiuto e omissione di atti d’ufficio, nel settembre del 2016 la ACLU (Unione Americana per le Libertà Civili) chiese a Kim Davis il pagamento delle spese processuali. Ed ecco arrivare il colpo di scena: grazie all’entrata in vigore della Kentucky Senate Bill 216 si è creato un cavillo legale che di fatto esonera la signora Davis dal pagamento perché al momento dei fatti la legge del Kentucky discriminava la sua fede religiosa. Secondo quanto riportato dall’Huffington Post il giudice Edward Atkins sostiene che l’accusa non ha diritto a richiedere il rimborso delle spese legali in quanto le licenze matrimoniali delle coppie coinvolte nel caso sono valide.
Poco importa se l’accusa ha vinto il processo, poco importa se è proprio grazie all’azione legale intrapresa dalle quattro coppie che adesso anche nel Kentucky i matrimoni same-sex sono davvero riconosciuti. Le spese ammontano a ben 233.058 dollari tasse e oneri inclusi, calcolati sulla base di oltre 600 ore di lavoro da parte della ACLU, che promette di fare ricorso: “Nessuna coppia che può liberamente sposarsi dovrebbe affrontare un processo, né tanto meno pagarne le spese, per vedere i propri diritti basilari riconosciuti” ha dichiarato William Sharp della ACLU Kentucky.
Quando le vittime di discriminazione vengono accusate di bullismo
Grande gioia da parte di Kim Davis e dei suoi sostenitori: Horatio Mihet del Liberty Counsel, l’organizzazione apertamente anti-LGBTI che la rappresenta, ha dichiarato quanto segue: ”Volevano punire Kim Davis per essersi coraggiosamente messa dalla parte della libertà religiosa, ma è stato dimostrato che la ACLU non merita di essere pagata per il suo bullismo” e ha aggiunto ”Kim Davis non è mai andata contro la propria coscienza, ha mantenuto il suo posto di lavoro ed è una donna libera – questa è una vittoria per lei e per tutti gli americani che vogliono servire lo Stato senza dover compromettere le loro libertà religiose”.