Ora che la Camera dei deputati ha decretato che la Gpa è reato universale (ma, attenzione attenzione, solo in Italia!), occorre a mente fredda – il più possibile, almeno, visto il caldo dei giorni scorsi – fare alcune riflessioni su quanto è accaduto. E come si è arrivatɜ a tutto questo. Andando per punti, come sempre.
1. Cosa aspettarsi dalla destra?
In primis, dalla destra non ci si aspettava altro. Per cui, nessuna sorpresa. Ed è l’estrema destra al potere, sul modello Orban e sul modello Polonia. Paesi che hanno usato la pandemia per restringere i diritti delle persone trans o approvare leggi sul modello russo contro la propaganda gay (nel caso ungherese). O che hanno creato le Lgbt free zone (nel caso polacco). È il minimo che possa accadere. E temo che accadrà ben altro, per cui occorre essere più che vigili.
2. La prima legge antigay in Italia
Due: è, di fatto, la prima legge antigay della storia del nostro Paese, nella parabola repubblicana. Direte: ma tocca anche gli etero che vanno all’estero. Non del tutto. Nel senso che dovrebbero beccare la coppia che è andata in questo o quel paese a fare la surrogacy. E per questo tipo di coppia, ricordo, simulare una gravidanza è abbastanza semplice. Se non ci credete, andate a cercare i pancioni di lattice sul primo motore di ricerca. Avrete delle sorprese. A cominciare dai costi. Per cui tale misura, che apparentemente è “democratica” si riversa nello specifico sulle coppie di padri gay. Ben più visibili.
3. Perché è un obbrobrio giuridico
Chi se ne intende di diritto ci spiega perché è un obbrobrio giuridico. A quelle riflessioni rimando. In particolare alla nostra guida di Gaylex, in cui possiamo leggere: «L’art. 7 del codice penale, infatti, individua in modo puntuale quali siano i reati che giustificano l’intervento del sistema penale italiano anche se il fatto accade all’estero. In alternativa ai reati puntualmente elencati prevede che, per quelli che abbiano un’offensività “universale” siano previste convenzioni internazionali». Sulla stessa lunghezza d’onda l’Associazione Luca Coscioni, che in suo comunicato ricorda: «Una norma di questo tipo è giuridicamente inapplicabile e verrebbe subito impugnata perché ignora il principio della doppia incriminazione, che è alla base del diritto».
Ci troviamo, dunque, di fronte a una legge ideologica, che forse serve ad accontentare un certo elettorato di riferimento. Mentre in economia si segue ancora l’agenda Draghi. E mentre sui migranti non si riesce a far nulla di quanto promesso.
4. Chi ha reso possibile tutto questo?
La domanda dunque è: come siamo arrivati a tutto questo? Destra a parte, ci sono molte soggettività responsabili del clima che si è creato in Italia, negli ultimi anni, sulla “questione omogenitorialità”. A cominciare dai risvegli a orologeria, soprattutto in un certo mondo “femminista”, quando si è utilizzato lo spettro dell'”utero in affitto” per scongiurare le stepchild adoption ai tempi delle unioni civili. Argomento fantoccio che poi è stato tirato fuori per far fallire il ddl Zan. Menzion d’onore, ancora, a certe ben note terf in cerca di visibilità che dalle loro bacheche hanno tuonato in tutti questi anni contro le famiglie arcobaleno. Pazienza poi che tale visibilità puntualmente non arrivi, se non per qualche siparietto nei programmi estivi di emittenti marginali, quando la gente è impegnata a fare il bagno al mare.
Ricordiamo persino il clima creato da qualche sciagurato esponente di “sinistra” in caduta libera, anche interno allo stesso movimento Lgbt+, di cui fortunatamente si è persa la memoria. Soggetti, tutti, i quali provano a ricostruirsi una nuova dimensione politica, senza capire che sono scivolati su una narrazione tossica: quella del fuoco amico. Felici loro, noi meno.
5. Il fuoco amico
A proposito di fuoco amico: mi chiedo come deve essersi sentita Luana Zanella ad aver raccolto, per un suo intervento, gli applausi scroscianti della destra. Quella che in teoria dovrebbe combattere. Su questioni più ampie, rispetto a quelle che rappresentano l’identità ecologista del suo partito. Alla simpatica nonna e mamma della coalizione AVS va riconosciuto un merito: ha presentato un ordine del giorno per il “reato globale”, sottoscritto in aula dalla patriota Montaruli. Ordine approvato col parere positivo del governo. Mentre tutti gli emendamenti delle altre forze di opposizione che puntavano (almeno!) alla tutela dei bambini e delle bambine delle famiglie arcobaleno sono stati bocciati.
Ovviamente è tutto diritto della deputata pensarla – sulla Gpa – come l’estrema destra, usando il suo stesso linguaggio (ma essere madre e nonna è una categoria politica, a sinistra?). C’è da chiedersi, tuttavia, cosa ci stia ancora a fare in un partito come l’AVS. Soprattutto se arriva anche il plauso di realtà non proprio friendly e femministe come Provita. Sempre che la parola sinistra abbia un senso, a certe latitudini politiche. E per obbligo di chiarezza, bisogna ricordare alla parlamentare che il suo gruppo, contrariamente a lei, ha votato l’emendamento di Riccardo Magi (radicale) a favore della Gpa solidale.
6. Il pietoso spettacolo della sinistra sulla Gpa
E a proposito di sinistra. Penoso lo spettacolo delle opposizioni che ieri sono andate in ordine sparso e confuso. Non che ci si aspettasse di meglio da Renzi e Calenda, che stanno ai diritti delle persone Lgbt+ come photoshop sta a un paesaggio. Oltre la questione estetica, lo sappiamo, non si va. Ma dal resto delle forze progressiste (e anche da quel partito di plastica che è il M5S) ci si aspettava la barra dritta sulla questione. Perché la questione non era tanto quella di essere favorevoli o meno alla gpa, ma di fare corpo comune contro la proposta Varchi. O sì o no. E sarebbe stato un segnale forte convergere sull’emendamento Magi, che prevede una formula solidaristica.
E la critica maggiore va al Pd di Elly Schlein, che dovrebbe capire – se vuole davvero fare la differenza rispetto al passato – che il tempo delle ambiguità e delle incertezze, su questi temi, è finito con la disfatta di Letta. Anche se questo significa perdere qualche cattodem e qualche “femminista” d’ancien régime.
7. Il futuro del ddl Varchi
Insomma, sappiamo benissimo – come movimento e come comunità – che questi quattro anni a venire non saranno facilissimi. Per non dire orribili. Probabilmente qualcuno finirà nel tritacarne di questa leggina odiosa e omofoba, tornandosene a casa dopo un passaggio in tribunale, senza traumi eccessivi. E probabilmente sia i ricorsi alla Corte Costituzionale, sia le stesse future sentenze (se ci saranno) smonteranno il ddl Varchi come già è stata smontata la legge 40. Ma il solo fatto di rivivere tutto questo, dopo quello che hanno passato molte donne proprio con la legge 40, fa capire in quale oscuro abisso è finito quel movimento che si dice “femminista” e plaude, al tempo stesso, a quanto accaduto ieri.
8. Il bivio della sinistra
Quindi bisognerà capire, come elettorato e come soggettività politiche, che tipo di sinistra vogliamo essere. Se un insieme di forze plurali e progressiste che fanno della questione Lgbt+ un tema cruciale, di distanziamento dalle destre, o una costola di morenti e marginali movimenti che esistono solo in qualche raccolta di firme contro l'”utero in affitto” o in qualche infelice profilo Twitter che si indigna per l’uso dell’asterisco. Una sinistra che dovrà fare scelte di campo, anche dolorose. Ma che, di certo, non può più permettersi convivenze insieme a terf e militanti Lgbt+, cattodem e movimento transfemminista.
9. Gpa e oltre: le future lotte del movimento Lgbt+
E come movimento, infine, dovremmo avere ben chiare quali sono le battaglie da mettere in campo negli anni a venire. Perché, è doveroso ammetterlo, ci stiamo risvegliando dopo troppi anni in cui eravamo lì a scegliere il colore dei confetti per le bomboniere delle unioni civili. Mandando in cantina l’agenda politica che in altri paesi è andata ben oltre, dalla ley trans spagnola all’estensione del matrimonio un po’ ovunque nell’orbe terraqueo. Magari abbandonando una certa sudditanza nei confronti di questo o quel partito. In interlocuzione, certo, ma su un piano di parità. Cosa che raramente, almeno dal mio punto di osservazione, accade.
Insomma, al solito, la strada è lunga davanti a noi. Sta a noi non solo percorrerla, ma fare in modo che non si trasformi in una china in cui precipitare insieme a quel poco ottenuto negli anni precedenti. Il piano, infatti, è già stato inclinato dalla destra e da chi l’ha aiutata in tal senso. E dopo di la Gpa, dopo di noi, toccherà a tutte le altre categorie. Come in quella famosa poesia, in cui prima vennero a prendere gli ebrei.