Il calcio è un ambiente molto omofobo, sentiamo dire spesso, eppure la vicenda che ha toccato Rino Gattuso smentirebbe quest’affermazione. L’ex calciatore del Milan, nonché ex allenatore del Napoli e della Fiorentina, aveva trovato un accordo per guidare il Tottenham, ma l’affare è saltato all’ultimo minuto. La ragione: l’indignazione sui social del fan club della squadra londinese, che non ha perdonato a Gattuso dichiarazioni molto controverse su donne e persone Lgbt+.
«Sono diverse le motivazioni dietro a questo netto rifiuto» si legge sul Fatto Quotidiano on line. «Innanzitutto, i sostenitori del club non hanno dimenticato quel gesto di più di dieci anni fa, quando un Gattuso che vestiva la maglia rossonera del Milan si scontrò con Jordan arrivando a prenderlo per il collo e, successivamente, colpirlo con una testata sul naso». E non sarebbe solo questo episodio contestato ad aver fatto fallire l’ingresso di Gattuso nella società calcistica inglese.
«Sono anche i “valori” che vengono accostati al 43enne calabrese a non piacere alla piazza» ricorda ancora il Fatto. Oltre aver minimizzato degli episodi di razzismo, l’allenatore si è lasciato andare a «pensieri sessisti sulle donne e il calcio: “Non vedo bene le donne nel calcio”, disse ai tempi di Barbara Berlusconi al Milan». E non solo. Si è anche «schierato contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso». Insomma, un parterre ideologico che mal si concilia con tifosi e tifose della squadra inglese, che «vanta un nutrito gruppo di fan che difende il mondo Lgbtq».
Dunque è partita la rivolta sui social, che ha portato la società a revocare l’accordo con Gattuso. Tra i messaggi più virali – al suon dell’hashtag #NoToGattuso – che si solo levati contro l’incarico, possiamo leggere: «Avevo l’impressione che il mio fosse un club che sosteneva le donne, i neri e le persone Lgbtq. Nominare Gattuso come manager sputerebbe in faccia all’incredibile lavoro fatto dal Tottenham in questi anni». La protesta, insomma, è servita. Ciò non fa del mondo del calcio meno omofobo, ma di certo aiuta a porre il problema in un contesto molto maschilista, sessista e poco friendly.
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