In queste settimane si sono susseguiti gli episodi, riportati dalle cronache (e chissà quanti altri restano sommersi) di strutture turistiche che discriminano nell’accesso determinate categorie di persone, in particolare coppie omosessuali ma anche altre categorie, quali persone disabili o nere e addirittura anche i bambini.
Ma è legale questo comportamento dei proprietari di pubblici esercizii?
E cosa è possibile fare in queste situazioni?
La nostra guida di agosto proverà a rispondere a queste domande!
Esercizi pubblici
Innanzitutto è bene specificare cosa intendiamo quando parliamo di pubblico esercizio: ai sensi della legge italiana si intende un locale aperto al pubblico in cui si svolga un’attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi al pubblico.
Il carattere di “pubblicità” di un esercizio, intesa come condizione di fruibilità del locale, non è dato dall’apparenza esteriore, ma dalla possibilità concreta per chiunque di accedervi liberamente e di poter fruire dei servizi erogati.
Pur non essendo propriamente attività di impresa, anche i bed&breakfast secondo molti commentatori vanno considerati esercizi pubblici, tanto che sono applicati ad essi molte norme relative ai pubblici esercizi, come le norme Siae, la necessità di autorizzazione etc.
Le varie tipologie di esercizi pubblici sono, ad esempio:
– esercizi dell’attività ricettiva quali alberghi, pensioni, locande, dormitori privati etc…
– esercizi della somministrazione di alimenti e bevande quali ristoranti, trattorie, bar, caffè, osterie etc…
– esercizi dove si svolgono giochi leciti e internet point.
Si può rifiutare la prestazione di servizi ad una categoria di persone?
La risposta è no, e non semplicemente per una questione di buon senso.
L’Art. 187 del TULPS (ovvero il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza), infatti, espressamente prevede che “gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”.
E sicuramente la generica discriminazione di un’intera categoria di persone non può essere mai e in nessun caso un legittimo motivo, mentre può esserlo – ad esempio – rifiutare l’ingresso o la prestazione di servizi ad uno specifico avventore che magari in passato si è reso protagonista di precedenti comportamenti rischiosi sotto il profilo della sicurezza pubblica o che versa in stato di ubriachezza o similari.
Un discorso a parte riguarda invece i luoghi aperti al pubblico (qualora non siano classificabili come esercizi pubblici) quali cinema, teatri, discoteche per i quali si pongono numerosi interrogativi relativamente alla selezione all’ingresso, tuttora non risolti in assenza di una circolare ministeriale che chiarisca definitivamente.
Cosa fare in caso di discriminazione
Trattandosi di una violazione amministrativa bisognerà innanzitutto fare la segnalazione al Prefetto competente che potrà comminare al gestore una sanzione che va dai 516,00 euro ai 3098,00 euro.
Nel caso in cui la discriminazione sia di tipo razziale, inoltre, sarà possibile applicare il decreto legislativo 215/2003 che espressamente prevede fra i suoi ambiti l’accesso ai beni e ai servizi, chiedendo la rimozione in via d’urgenza della discriminazione.
Sarebbe interessante anche verificare se tale possibilità sia da estendere anche agli altri fattori di discriminazione (fra cui l’omofobia) previsti nel decreto legislativo “gemello”, il 216/2003 che non prevede espressamente fra i suoi ambiti l’accesso ai beni e ai servizi, ma neppure li esclude.
In ogni caso se l’eventuale rifiuto di accesso magari anche dell’ultimo minuto, ha prodotto un danno anche solo morale, rovinando il soggiorno programmato o parte della vacanza, è possibile azionarsi in sede civile per chiedere il risarcimento di quanto patito: la giurisprudenza ha negli anni configurato infatti un vero e proprio “danno da vacanza rovinata”.
Per concludere vi invitiamo a segnalarci tutti gli esercizi pubblici in cui vengono operate discriminazioni a categorie di persone scrivendoci a info@gaylex.it in modo da poter intervenire prestandovi assistenza e perché intendiamo anche fare nelle prossime settimane una vera e propria black list delle strutture che discriminano! Buone vacanze!