Censurato su Youtube il video di Gay spray, il singolo del noto gruppo siciliano I Brigantini accusato di omofobia. Il pezzo, in realtà ancora visibile sul canale ufficiale del gruppo (e potete vederlo in calce a questo articolo, ndr) – «Appena arriviamo a seimila visualizzazioni ci bloccano», dichiara il leader del gruppo, Antonio Ferlito – racconta di un uomo che esce con una donna, ma quando le propone di andare a casa sua per inaugurare il divano nuovo, la ragazza tira fuori lo spray “miracoloso” che trasforma per qualche ora in omosessuali.
Ferlito, intanto, rimanda al mittente le accuse di sentimenti antigay: «Durante le riprese hanno partecipato anche alcuni ragazzi omosessuali e si sono spaccati dalle risate. Questo è uno spot contro l’aggressività che indica il gay come l’unico che può capire le donne». Eppure, proprio di fronte alle immagini contestate, emerge il dubbio che il gruppo musicale abbia recuperato i più logori stilemi che associano l’essere gay ad effeminatezza ed eccessi vari. Così come alcune parti del testo diventano allusive come quella in cui si può ascoltare: «Ero malato, sono guarito, ecco perché non mi accontento più del dito».
Un immaginario vicino al Vizietto, una rappresentazione ancora troppo caricaturale e poco aderente ad una lettura della realtà dove l’effeminatezza dovrebbe essere uno dei tanti aspetti dell’essere gay e non certo cosa di cui ridere, come il video invece sembra suggerire. Per non parlare del fatto che anche la rappresentazione della donna è abbastanza infelice: vittima di un uomo violento e/o possessivo, può sentirsi al sicuro solo se le viene negato il maschile stesso. Emerge così una realtà in cui il femminile sembrerebbe coincidere o con l’essere remissive o con la definitiva rinuncia all’interazione con l’altro sesso. Quest’ultimo, ancora, viene descritto come potenzialmente pericoloso – e siamo davvero sicuri che i maschi eterosessuali siano come rappresentati nel video? – e l’unico uomo che può comprendere la donna di oggi è quello che viene privato della sua virilità (si rientra nello stereotipo del gay come maschio mancato).
Ferlito, ancora, si difende scomodando ironia e satira: «Noi siamo un gruppo che fa musica satirica, sicuramente non siamo deputati a dire cosa fare o non fare. L’eccesso di testosterone fa scattiare [impazzire, n.d.r.] la gente. Per combatterlo basterebbe un pochetto di spray». Tentativo mal riuscito, a ben vedere. In primo luogo, perché confonde satira e parodia. In secondo luogo perché tradisce il ruolo del genere satirico che è quello di denunciare ciò che non va bene nel potere o in un comportamento sociale. Gay spray, facendo il verso ai gay, non fa sorridere attraverso l’omosessualità, ma ridicolizza l’orientamento sessuale in questione. Non risolve il problema della violenza maschile, secondo quella che è l’intenzione dichiarata, ma la sospende in una dimensione in cui è semplicemente negata, rimossa.
Resta, in buona sostanza, una dimensione in cui le donne vanno a fare shopping e hanno amici gay pronti a dare consigli tra una mossetta e qualche scheccata di troppo. Roba che, forse, avrebbe fatto ridere trent’anni or sono. Nel 2016 ci si aspetterebbe qualcosa di meglio, da parte di chi dice di voler toccare certe tematiche. E, se possiamo permetterci un consiglio, sarebbe il caso di evitare di avventurarsi in prove di denuncia sociale se non si hanno gli strumenti culturali adatti. Sempre che non si voglia scivolare, partendo da buone intenzioni – come sottolineare gli eccessi del machismo – verso l’abisso del ridicolo.
Ecco il video in questione:
Ho letto un articolo su una canzone che non sminuisce affatto la categoria ma che vuole creare semplicemente dell’ironia discreta inserendo un istantanea omessesualità nel classico rapporto uomo/donna. Un attacco gratuito dei soliti nicchiati che dall’alto delle loro convinzioni accusano tutto e tutti. Il bigottismo vince, ma è tutta la categoria sociale ad aver perso. Sembra di essere tornati ai tempi della censura, la società passa da un eccesso a un altro, complimenti a chi ha voluto questo.