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Grande Fratello Vip: Zorzi, Malgioglio e il siparietto della “retorica del dolore”

Ieri sera, facendo zapping, mi sono imbattuto per la seconda volta nel giro di poche settimane nell’ennesima puntata del Grande Fratello Vip. Disclaimer necessario, già dalla seconda riga: no, non lo vedo quasi mai, ma nonostante ciò non sento la necessità di criticare chi guarda prodotti siffatti. Postilla al disclaimer: è un tipo di prodotto televisivo che, per quello che mi riguarda, potrebbe essere cancellato dai palinsesti. La mia vita non ne trarrebbe svantaggio alcuno. Tutto ciò per dire che quanto leggerete ora in avanti non è frutto di pregiudizi nei confronti dello show. Ok? Bene.

Ok, Zorzi è carino assai. Ma…

Allora, dicevo: facendo zapping, mi sono imbattuto per la seconda volta nel giro di poche settimane nell’ennesima puntata del Grande Fratello Vip. E faccio coming out: mi sono messo a seguirlo un po’ per noia, un po’ perché Tommaso Zorzi è bellino assai e sai che c’è?, ho deciso di guardarlo e pazienza se non è chic o è troppo poco intellettuale. Non si campa solo di Elementi di critica omosessuale o di saggistica arcobaleno in genere. Per fortuna, aggiungo. Ma, arrivati a questo punto – lo so, sembra che stia inanellando una serie di excusationes non petitae, ma per questioni di seo devo mettere un po’ di carne al fuoco – è doverosa un’altra parentesi.

I gay d’ancien régime

Sapete chi sono i gay d’ancien régime? Sono quegli omosessuali – io almeno li chiamo così – rimasti fermi a una rappresentazione dell’omosessualità che oggi non è più dominante o che è, persino, in via d’estinzione. E che, nonostante ciò, hanno la pretesa di estenderla a tutti gli altri. Ebbene, a parer mio ieri si è consumato – e proprio al Grande Fratello Vip – questo scontro intergenerazionale. Di civiltà, oserei dire. Tra la visione di Cristiano Malgioglio da una parte e la realtà quotidiana che le persone Lgbt+ vivono nel qui ed ora al di qua dello schermo. Vittima sacrificale di questo titanico scontro, il bel Tommy. Vediamo perché.

Zorzi innamorato di un etero: sai che novità

Nella puntata di ieri viene fuori che Zorzi si è innamorato di un uomo eterosessuale, Francesco Oppini. Ok, Tommy. Capita. È successo, forse, a qualsiasi gay di cui si ha memoria nella storia dell’umanità. E succede, di solito, intorno ai vent’anni. Rientri nella norma, insomma. Ora, io ho seri dubbi a credere che quanto accada in un reality sia reale – e mi perdonerete sia il bisticcio, sia il limite – ma darò per scontato che sia tutto vero: ti sei innamorato dell’uomo più maturo che, per ovvie ragioni (è etero, per dio) non può ricambiare il tuo sentimento. Ma sai che c’è? La vita va avanti. Ci saranno altri uomini, altre scopate, altri momenti in cui toccherai il cielo con un dito e il fondo con il muso. È la vita. Ora viviti la tua angoscia, è segno che sei vivo, appunto. Poi passa. O almeno, io avrei detto questo. E invece.

Tra “coppie vere” e solitudini

Invece, grazie a un abile montaggio in cui si vede uno Zorzi devastato dall’incertezza e un Malgioglio assurto a confessore dei gay, veniamo a sapere che per noi persone Lgbt+, anzi per noi gay maschi, è così che vanno le cose: «Purtroppo amore ricordati che noi siamo sempre destinati a restare soli. Tu t’innamori, t’innamori… Perché non vanno mai d’accordo nemmeno le vere coppie, quelle tra uomo e donna, figurati noi. Purtroppo è così, non c’è niente da fare. È un segno, purtroppo è un segno». Segno che avrebbe fatto bene a tacere. Fosse non altro perché, con ogni evidenza, non sa di cosa sta parlando. O come se non succedesse anche agli eterosessuali: uomini che si innamorano di lesbiche e donne che si innamorano di gay… succede a chiunque di prendere un palo in pieno volto. Non è il marchio di fabbrica dell’omosessualità. E se tutto questo vi avesse atterrito a sufficienza, ho una brutta notizia per voi: no, non finisce mica qui.

La retorica del dolore

Dopo aver visto l’abbraccio tra Zorzi e Oppini, si è sentito un audio sempre di Malgioglio, in cui tirava in causa gli omofobi. Anche loro «devono capire questi momenti che sono molto dolorosi», secondo il cantante, «perché tutto sembra così… facile». Come è facile, immagino, la vita di migliaia di adolescenti Lgbt+ che subiscono bullismo a scuola. O di persone che vengono licenziate, picchiate o discriminate per il proprio orientamento. Sicuro che tutto sembra così facile? Il dolore, insomma, sembra divenire espiazione di una sorta di colpa di esistere. Il prezzo da pagare per andare avanti nel mondo, ma comunque sempre in serie B: le “vere coppie”, quelle “tra uomo e donna”… no? Come se la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 non fosse accaduto nulla, oltre oceano. Come se la dignità fosse qualcosa che si conquista con una sorta di patente a punti della sfiga.

Il patetico siparietto del Grande Fratello Vip

In tutto ciò, un ringraziamento speciale va ad Alfonso Signorini per averci regalato questo patetico siparietto del giovane gay sprovveduto che si innamora dell’etero (più) maturo. Con la menzione d’onore a Malgioglio, ancora, che manda a dire al grande pubblico che omosessualità è sinonimo di sfiga, devastazione e infelicità. Nonostante cinquant’anni di lotte che dovrebbero aver insegnato ai due che non siamo macchiette o maschere teatrali. Qualcosa da incasellare in rappresentazioni precostituite ad uso e consumo di una narrazione, quella eterosessuale, di base stereotipata e omofoba. Avanguardia pura in entrambi i casi, insomma. Quando dovrebbe essere vero, invece, che sono le nostre azioni a raccontare chi siamo davvero. E che diritti, dignità e rispetto sono qualcosa che stanno alla base, non qualcosa di cui si è degni, al prezzo di chissà cosa. E senza predestinazioni di sorta, per dirla tutta.

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