“Mi chiamo Greg, sono un prete cattolico romano e, sì, sono gay!”. Così il reverendo Gregory Greiten, dell’Arcidiocesi di Milwaukee, ha fatto coming out davanti ai suoi parrocchiani della chiesa di St. Bernadette domenica scorsa per ripeterlo, il giorno successivo, sul National Catholic Reporter. La notizia è stata accolta con un applauso dai parrocchiani di Greiten.
Il prete ha spiegato di volere rompere il silenzio che avvolge i gay nella Chiesa Cattolica e stima che tra i preti statunitensi i gay siano tra gli 8.554 e i 21.571. Una forbice molto ampia, a dire il vero, la cui fonte è il libro “The Changing Face of the Priesthood” di Donald B. Cozzens. Si parlerebbe di una percentuale tra il 23 e il 58 per cento sul totale dei preti statunitensi.
Greiten aggiunge che i coming out sono rarissimi perché contrari agli insegnamenti cattolici secondo cui l’omosessualità è un peccato.
“Scegliendo di incoraggiare il silenzio – scrive il parroco nel suo articolo – la chiesa istituzionale finge che i preti e i religiosi gay non esistano. Per questo, non esistono modelli sani di preti gay, sani, equilibrati e celibi che possano essere da esempio per chi, giovani e vecchi hanno difficoltà a fare i conti con il proprio orientamento sessuale. Questo non fa che perpetrare la vergogna tossica e la sistematica segretezza”.
Il parroco si schiera apertamente “con i pochi coraggiosi preti che si sono assunti il rischio di uscire dall’ombra e hanno scelto di vivere nella verità e nell’autenticità”.
Poi ha spiegato di essersi reso conto di essere gay mentre tornava dal seminario, a 24 anni. “Prometto di essere autenticamente me stesso” ha aggiunto.
“Abbraccerò la persona che Dio ha creato in me – ha scritto -. Nella mia vita da prete e ministro, anche io vi aiuterò, che siate gay o etero, bisessuali o transgender, ad essere autenticamente voi stessi, perché possiate vivere pienamente nella vostra immagine e somiglianza di Dio. Riflettendo l’immagine di Dio nel mondo, il nostro mondo sarà un posto più luminoso e più tollerante”.
“Ho vissuto per molti anni incatenato e imprigionato nell’armadio dietro un muro di vergogna, traumi e abusi perché l’omofobia e la discriminazione prevalgono nella mia chiesa e nel mondo – ha aggiunto -. Ma oggi traccio un nuovo corso di libertà e integrità, sapendo che non c’è più niente che qualcuno possa fare per ferire o distruggere il mio spirito. I primi passi per accettare e amare la persona che Dio ha creato in me: “Mi chiamo Greg. Sono un prete cattolico romano. E, sì, sono gay!”.
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