La bella notizia di pochissimi giorni fa della pronuncia del Tribunale di Milano sul riconoscimento dei due papà impone una breve riflessione sul tema del riconoscimento per le famiglie omogenitoriali in Italia che nei tribunali per fortuna vedono affermati diritti che il Parlamento continua loro a negare, tanto più in un periodo politico come questo in cui possiamo dire senza mezzi termini che davvero le famiglie omogenitoriali sono sotto costante attacco.
La difficoltà del riconoscimento giuridico delle famiglie omogenitoriali nel nostro paese e il continuo ricorso ai tribunali nasce da quello che potremmo definire “il peccato originale”: nella legge 76/2016 – quella sulle unioni civili – infatti, l’ambito della genitorialità è stato stralciato e per fortuna almeno non espressamente proibito. Va detto, peraltro, che nella proposta di legge si parlava comunque del ricorso alla stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner, un istituto che in questi anni si è dimostrato assolutamente efficace nella tutela delle famiglie omogenitoriali seppure non fotografi pienamente quello che è lo stato delle cose di queste famiglie in cui, solitamente, il progetto genitoriale è della coppia fin dall’inizio e non vi è dunque un genitore che diventa tale nei fatti solo successivamente.
Ad oggi la giurisprudenza sulla stepchild adoption è piuttosto solida nel garantire l’adozione all’interno delle famiglie omogenitoriali, anche se in realtà non tutti i tribunali viaggiano in modo spedito su questo riconoscimento: a fronte di tribunali per i minorenni “virtuosi” come quello di Roma e di Bologna, molto spediti sul tema, ce ne sono altri più timidi e altri ancora che invece ad oggi sembrano essere proprio contrari. Emblematico, ad esempio, il caso del Tribunale per i minorenni di Milano, che a fronte di numerosi ricorsi per stepchild adoption presentati ad oggi ha emesso una sola sentenza peraltro negativa (poi per fortuna riformata dalla Corte d’Appello) lasciando in una sorta di limbo le altre famiglie.
Per i papà, invece, in possesso già di un certificato e/o una sentenza stranieri attestanti la doppia paternità le strade sono state diverse e si è cercato di ottenere il risultato anche qui o con il riconoscimento diretto delle amministrazioni oppure con le cause giudiziali: una di queste, dopo la sentenza positiva in Corte di Appello di Trento, è pendente in Corte di Cassazione. E altre dello stesso tipo sono state vinte in tribunale: Milano è uno di questi casi, non il primo, visto che segue già Livorno e Roma. Di certo con il rifiuto del sindaco Sala di riconoscere direttamente le coppie di padri, la decisione di Milano di pochi giorni fa pur non essendo la prima del genere assume una valenza politica notevole, tanto più visto quanto detto sopra anche circa il Tribunale per i minorenni di Milano.
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