Qualche giorno fa, su “La Verità”, il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro, è comparso un articolo a firma di Marco Guerra che tenta di dimostrare come la genitorialità di coppie gay (di maschi, naturalmente) implichi dei problemi per i figli. Per farlo, Guerra prende spunto da un post intitolato “Calling for mommy” (Chiamando la mamma) scritto da John Hart, padre gay canadese che ha aperto da tempo un blog molto seguito su cui affronta proprio il tema della genitorialità degli omosessuali.
L’articolo di Guerra e la tesi contro l’omogenitorialità
Nel post, Hart racconta della volta in cui la bimba che lui e il suo compagno hanno adottato quando aveva 9 mesi, ha chiamato un’immaginaria mamma in un momento di crisi. La tesi di Guerra è che la mamma sia insostituibile e necessaria per la crescita di un bambino e che le coppie di maschi gay non siano in grado di crescere adeguatamente un figlio o una figlia. Secondo il giornalista, è un dato che perfino Hart ammette.
“Molti gay – come Stefano Dolce e Domenico Gabbana – hanno infatti espresso la loro contrarietà alle adozioni per coppie delle stesso sesso – scrive Guerra -, condividendo il principio che i bambini non possono diventare oggetto di esperimenti sociali per soddisfare i desideri degli adulti. Nell’istituto dell’adozione l’interesse superiore del bambino è ritrovare un padre e una madre. Ancora più brutale è poi la pratica dell’ utero in affitto, che fin dal concepimento prevede la programmazione di un bambino che sarà orfano della madre”. Segue la citazione di non meglio precisati studi che dimostrerebbero la sua tesi.
La risposta di Heather Parisi
Guerra, però, prende solo alcuni stralci del post, tralasciandone altri che spiegano da dove viene l’invocazione della mamma da parte della piccola di tre anni: l’imitazione dei suoi coetanei, cosa molto comune tra i bambini.
Ma c’è dell’altro: il post in questione è del 2014, dettaglio non precisato nell’articolo de La Verità, che anzi sostiene che il post sia “di qualche giorno fa”. Infine, è mal riportato anche l’indirizzo del sito. Sull’articolo si legge “gaywithkids.com”, mentre l’indirizzo corretto è “gayswithkids.com”, con due s. “La verità”, dicevamo.
A rispondere a Guerra ci pensa Heather Parisi, dal suo sito.
Dopo aver citato un episodio che risale a quando Belpietro dirigeva Libero, Parisi aggiunge: “mi capita per le mani, l’articolo di Marco Guerra ed ho l’ennesima comprova che tra il suo modo di fare giornalismo e “la verità” la differenza è incolmabile“.
“Beceri pregiudizi”
“L’articolo di Guerra – continua la ballerina – è intriso di un insopportabile sarcasmo e dei soliti beceri pregiudizi nei confronti dei “paranoici” genitori omosessuali incapaci di ammettere il limite di un ruolo genitoriale che (secondo Guerra) non può completarsi da sé. In realtà, se davvero si volesse leggere l’articolo di Hart, se ne trarrebbero ben altre riflessioni. Ma forse Guerra non conosce bene l’inglese o non gli importa e omette colpevolmente di riportare le spiegazioni che Hart dà per l’atteggiamento della figlia. Il comportamento, spiega Hart, è del tutto naturale perché la bambina imita (mimicking) le compagne e i compagni di scuola che quando si trovano in difficoltà ‘vogliono la mamma’”.
“Dolce e Gabbana hanno tradito quel mondo”
C’è poi quel riferimento a Dolce e Gabbana che Parisi boccia senza appello.
“Caro direttore e Caro Guerra, pretendere di fare analisi statistiche sul numero di gay pro e contro le adozioni per coppie dello stesso sesso, basandosi sulle parole di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, è come voler stabilire l’orbita di un satellite usando un aeroplano di carta – scrive -. Dolce e Gabbana non rappresentano il mondo gay e per certi versi lo hanno profondamente tradito”.
Le cose che l’Italia dovrebbe condannare
“L’interesse superiore di un bambino – ricorda Parisi – è di trovare un ambiente famigliare sano e amorevole a prescindere da come è composto il nucleo famigliare. Finiamola di pensare che bastino due genitori di sesso diverso a fare una famiglia perfetta”. E del resto, è il principio su cui tutti i giudici che hanno riconosciuto il diritto del genitore sociale ad adottare il proprio figlio, hanno usato finora nei tribunali italiani. “Il mondo è pieno di famiglie tradizionali dove i figli subiscono abusi e violenze – continua -. L’Italia si è distinta per ben più disastrosi esperimenti sociali, quelli sì da condannare. Penso al fatto che ancora oggi sia negato di fatto attraverso l’obiezione di coscienza dei medici, il diritto della donna di abortire con conseguenze drammatiche per le donne. Penso alla legislazione italiana sulla procreazione assistita che ha creato il fenomeno del turismo procreativo”.
“Caro direttore Maurizio Belpietro, invece di fare un giornalismo urlato che parla solo alle viscere della gente – conclude Parisi -, provi a fare un giornalismo sussurrato che apra la mente delle gente“.
Marco Guerra e Manif pour tous
E c’è un altro particolare che spiega ancora meglio il senso dell’articolo in questione. Marco Guerra è, infatti, il responsabile dell’ufficio stampa di Generazione Famiglia (ex Manif pour Tous), una delle organizzazioni che più strenuamente si è battuta contro le unioni civili e il matrimonio egualitario e che ancora si batte contro le famiglie arcobaleno e i loro figli. Non a caso, gli articoli che riguardano questi temi pubblicati dal giornale di Belpietro sono sempre a firma sua. Se non bastassero, dunque, le già note posizioni del direttore del quotidiano su queste questioni, ecco spiegato definitivamente l’arcano. “La verità”, dicevamo.
(le foto di Heather Parisi sono di Claudio Porcarelli)