La Corte Suprema del Brasile ha deciso – con otto voti contro tre – di rendere reato penale l’omofobia, un provvedimento molto importante in un Paese che conta il più grande numero di omicidi di persone LGBT.
Il Tribunale Federale Supremo (Stf) ha provvisoriamente decretato che l’omofobia è equivalente al reato di razzismo, attendendo che il Congresso – attualmente a maggioranza conservatrice e sotto forte influenza delle chiese evangeliche – elabora una legge specifica per reprimere questo tipo di discriminazione.
“Ogni pregiudizio rappresenta una violenza”, ha dichiarato Carmen Luzia, giudice del Stf, per spiegare il suo voto favorevole. “Ogni discriminazione è motivo di sofferenza”, ma alcuni pregiudizi provocano maggiori sofferenze di altri, perché sono ferite che colpiscono la persona nella sua casa, che separano i genitori dai figli, [che separano] i fratelli, gli amici, per il semplice fatto di tentare di vivere qualcosa che si presenta come naturale”, ha detto questo giudice.
Il mese scorso l’alta corte, a maggioranza di sei voti a undici, si era già espressa a favore della proposta avanzata da diverse sigle, politiche e non, di rendere l’omofobia e la transfobia un reato penale al pari del razzismo. Una presa di posizione che è stata criticata dal presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, secondo il quale una decisione in merito spetta a deputati e senatori, e non ai giudici. Da parte sua, la Corte suprema ha ribadito di aver agito a causa dell’omissione del Congresso ad approvare una legge in materia, stabilendo che il già esistente reato di razzismo sia esteso ai casi di aggressione nei confronti della comunità Lgbt finché la normativa non passi anche in Parlamento.
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