“Bullismo. Molestie sessuali. È questo il meglio che un uomo può ottenere?” Se lo chiede negli Stati Uniti l’azienda Gillette che dal 1989 usa la tagline “The best a man can get”. Oggi, 30 anni dopo, nell’epoca del #metoo, l’azienda ha scelto di mettere in discussione il celebre slogan.
Dal cyberbullismo alle discriminazioni subite dalle donne nell’ambiente di lavoro
Per l’azienda, quelle parole non possono più essere simbolo di una cultura machista dove l’uomo, per considerarsi tale, deve prevaricare sull’altro. Non si può più coltivare l’idea che sia normale quando questo avviene tra giovani coetanei -questo è e deve essere chiamato bullismo- e non è normale quando questo avviene nei confronti delle donne e sui loro corpi perché queste sono molestie. Nel nuovo spot l’uomo Gillette diviene un uomo consapevole e “responsabile”; il meglio di un uomo -prendiamo in prestito la tagline italiana- è quindi la sua capacità di riconoscere il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è e di agire per prevenire e fermare gli abusi.
Il prodotto lanciato dal nuovo spot
Quale rasoio viene promosso in questo video? Inutile cercare prodotti per la cura della barba nei quasi due minuti di spot perché non ne troverete. Se escludiamo la promozione del brand, questo contenuto non vende nulla ma promuove una cultura, uno stile di vita e questo lo rende ancora più potente scatenando il prurito nelle fasce più conservatrici della società. Per questo, come per ogni spot ben polarizzato, sono già partite le richieste di boicottaggio il cui mantra è che questo spot sia “un attacco a tutti gli uomini”. Sicuramente dei fan della famiglia patriarcale, viene spontaneo far notare.
Una cosa è certa: la discussione è stata aperta ed è il momento di scegliere da che parte stare.