Una nuova app per denunciare l’eresia sta spopolando nella popolazione indonesiana. È quanto denunciano alcuni attivisti Lgbt dello stato del Sud Est asiatico, dopo che l’ufficio del procuratore generale di Giacarta ha fatto sviluppare questa applicazione, Smart Pakem, per denunciare tutte quelle credenze e quegli atteggiamenti che vanno contro i principi religiosi. Secondo il sito di informazione Gay Star News, sarebbero già oltre un migliaio le persone che hanno scaricato il programma, con la complicità di Google, che lo indicizza nella sezione “educazione” del suo app store.
Le associazioni arcobaleno, intanto, si dicono molto preoccupate perché l’applicazione rischia di aumentare il clima di intolleranza nei confronti delle minoranze sessuali – nello specifico – proprio per questioni relative alla fede. E il novero di eresie da condannare non si limita al solo islam, ma include molte altre religioni, da quelle cristiane alle filosofie orientali. Insomma, quando si tratta di perseguitare gay, lesbiche, trans, ecc, le differenze di credo sembrano svanire. I tribunali locali, ancora, grazie alle leggi che puniscono credenze e pratiche blasfeme, possono infliggere pene fino a cinque anni di reclusione.
In verità sia l’omosessualità sia l’essere transgender non sono considerate pratiche illegali nello stato indonesiano. Eppure la situazione nell’arcipelago sta progressivamente peggiorando per una serie di cause, dal crescente fondamentalismo islamico – che ha portato ad un inasprimento contro la qualità della vita della comunità Lgbt – alla corsa alle elezioni per il prossimo anno, che vede nelle politiche omofobiche uno dei cavalli di battaglia dei vari leader nella corsa elettorale. Le amministrazioni locali, infine, hanno anche introdotto leggi ad hoc per colpire la gay community. Un quadro decisamente poco incoraggiante.
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