Abbiamo parlato, nel post di ieri, del decalogo da seguire per abbattere lo stress dovuto alla quarantena da coronavirus. Continuiamo, sempre seguendo le linee tracciate dal il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, con tre buone pratiche che ci aiuteranno a vivere meglio questi giorni. Oggi ci occupiamo, nello specifico, dell’informazione. È comprensibile, in un momento siffatto, cercare di avere quante più notizie possibili. Ma anche la ricerca spasmodica di articoli può portare dei rischi: sia per quanto riguarda la nostra salute psichica, sia per quanto riguarda l’eventualità di incappare in fake news. E allora, che fare? Ecco tre buone pratiche per mantenere i nervi saldi e per non cader vittime di false informazioni.
1. “Evitare la ricerca compulsiva di informazioni”
«Abbiamo visto che è normale e funzionale in chiave preventiva» leggiamo sul vademecum, «avere paura davanti ad un rischio nuovo, come l’epidemia da coronavirus: ansia per sé e i propri cari, ricerca di rassicurazioni, controllo continuo delle informazioni sono comportamenti comprensibili e frequenti in questi giorni. E tuttavia la paura si riduce se si riflette sul suo rapporto con i pericoli oggettivi e quindi si sa con chiarezza cosa succede e cosa fare». Bene dunque informarsi. Ma è necessario informarsi bene. Come? Vediamo il secondo punto.
2. “Usare e diffondere fonti informative affidabili”
«È bene attenersi a quanto conosciuto e documentabile. Quindi: basarsi SOLO su fonti informative ufficiali, aggiornate e accreditate» leggiamo ancora. E l’ordine degli psicologi offre ben due siti:
- Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
- Istituto Superiore di Sanità: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/
Perché proprio questi due siti? La ragione è semplice: «Al Ministero della Salute, alla Protezione Civile, e al Sistema sanitario nazionale e regionalelavorano specialisti esperti che collaborano per affrontare con grande rigore, attenzione e con le risorse disponibili la situazione in corso e i suoi sviluppi».
3. “Un fenomeno collettivo e non personale”
Ed infine, il terzo consiglio: come gestire il rapporto con questo problema. «Il Coronavirus non è un fenomeno che ci riguarda individualmente» ricorda l’Ordine. «Come nel caso dei vaccini ci dobbiamo proteggere come collettività responsabile. I media producono una informazione che può produrre effetti distorsivi perché focalizzata su notizie in rapida e inquietante sequenza sui singoli casi piuttosto che sui dati complessivi e oggettivi del fenomeno. È importante tener conto di questo effetto». E non potremmo essere più d’accordo.