La Cassazione ha appena emesso un’altra sentenza destinata a fare storia. Pronunciandosi sul caso di due donne sposatesi e poi divorziate, che avevano avuto un figlio grazie alla fecondazione assistita, ha stabilito che entrambe devono essere considerate mamme del piccolo, riconoscendo la validità dell’atto di nascita spagnolo.
“La nozione di ‘vita familiare’ nella quale è ricompresa l’unione tra persone dello stesso sesso -si legge nella sentenza 19599 della Suprema Corte- non presuppone neppure necessariamente la discendenza biologica dei figli, la quale non è più considerata requisito essenziale della filiazione. E, comunque, tale requisito sussiste nel caso in esame, avendo una donna partorito e l’altra donato il proprio patrimonio genetico”.
Inoltre, la Corte ha ricordato come non esistano “certezze scientifiche, dati di esperienza o indicazioni di specifiche ripercussioni negative sul piano educativo e della crescita del minore, derivanti dall’inserimento del figlio in una famiglia formata da una coppia omosessuale, atteso che l’asserita dannosità di tale inserimento va dimostrata in concreto e non può essere fondata sul mero pregiudizio”. Per i giudici, quindi, deve prevalere l’interesse del minore ad avere due genitori, anche se si tratta di due persone dello stesso sesso perché, tra l’altro, pur in assenza di leggi che regolano questi casi, non esiste alcun “divieto costituzionale” che impedisca ad una coppia di uomini o di donne di “accogliere e generare figli”.
Le due donne, assistite fin dal primo grado dall’avvocato torinese Marco Ciurcina, si erano rivolte alla giudici dopo che a Torino l’ufficiale di stato civile del Comune si era opposto a trascrivere la nascita del bambino come figlio di entrambe le mamme.
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