È notizia di qualche giorno fa la decisione del presidente Donald Trump di revocare il provvedimento del suo predecessore con il quale si permetteva alle persone trans di scegliere i bagni pubblici corrispondenti alla propria identità di genere e non al sesso biologico.
Rose, questo il nome della donna, ha spiegato che la figlia le ha detto: “Mamma, che succede se Trump viene nella mia scuola e mi obbliga ad usare il bagno dei maschi?”. Preoccupata per l’impatto emotivo che la decisione del presidente può avere sulla serenità della figlia, Rose si è sentita in dovere di raccontare la sua storia. Ha spiegato come fin dall’età di due anni Samuel preferisca vestiti diversi da quelli previsti per i maschietti.
“A tre anni l’insegnante dell’asilo di Samuel – scrive la signora Rose – ci informò che aveva preferito un tutù, invece del camice da dottore o la divisa da pompiere che gli altri maschietti avevano scelto. A quattro anni, Samuel scoppiò a piangere quando tentammo di tagliare i suoi capelli e a cinque, tra le lacrime, ci disse che avrebbe voluto bruciarsi la faccia perché non era una faccia da bambina”. “Voleva anche tagliarsi i genitali: ho dovuto bloccare le sue braccia lungo i fianchi. ‘Non dovrei avere il pen
Rose si rivolge poi ad Ivanka Trump come madre. “E i tuoi figli, Ivanka – scrive Rose -? Cosa vogliono essere da grandi? Cosa fanno dopo la scuola? Qual è il loro gusto di gelato preferito? Chi sono, sotto gli orpelli della loro anatomia? Sono, come mia figlia, un puro vascello di meraviglia, di potenziale e di amore? Scommetto che lo sono. E scommetto che se fossi in me, saresti orgogliosa come lo sono io della mia Piccola Principessa”.
“E scommetto anche che se fossi in me, saresti profondamente sgomenta se scoprissi che il governo sceglie di cancellare le tutele per gli studenti transgender che permettono loro di scegliere il bagno corrispondente all’identità di genere e non alla loro anatomia. Come me, guarderesti alla tua figlia di otto anni estremamente femminile, che sta all’angolo della strada aspettando il pulmino della scuola, con la sua testa alta, il suo cerchietto rosa che vibra al vento e ti chiederesti:
Rose chiude la sua accorata lettera definendo la battaglia contro gli studenti e le studentesse trans come “un atto di bullismo”.
“Prenderei mio padre da una parte e gli spiegherei che rinunciare a proteggere il diritto dei bambini innocenti di usare il bagno che preferiscono è sbagliato, ingiusto e non americano – conclude Rose -. Sottolineerei che eliminare le tutele per i bambini transgender è una distrazione rispetto a tutti i pressantissimi problemi che il nostro paese affronta. Gli direi anche che fare una guerra con i bambini delle scuole è un atto di bullismo e il bullismo inaccettabile, specialmente quando non è neanche provocato, come in questo caso”.
In chiusura, Rose chiede a Ivanka Trump un incontro per discutere del futuro delle persone trans negli Usa.
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