«Le donne hanno il diritto inviolabile di fare scelte su di sé, sulla propria vita e il proprio corpo, in piena autonomia e seguendo la loro coscienza» è quanto si legge al primo punto del Manifesto per la vita e la libertà di coscienza, un documento creato dalla Rebel Network – Rete Femminista per i diritti. Un’iniziativa lanciata in occasione del quarantennale dell’approvazione della legge 194, che vuole rispondere agli attacchi delle frange fondamentaliste contro l’autodeterminazione delle donne.
L’appello per la difesa della 194
«In tutto il mondo e anche in Italia organizzazioni integraliste, religiose e non, cercano di ostacolare la libertà di scelta delle donne sull’interruzione volontaria di gravidanza» possiamo leggere ancora sulla pagina Facebook che lancia l’iniziativa. «Abbiamo voluto dire sinteticamente in questo documento i nostri punti fondamentali su questo tema» dichiarano le attiviste. Che lanciano un appello: «Chiediamo a chiunque condivida quanto scritto di firmare questo documento sottoscrivendolo via mail a rebelnetworkitaly@gmail.com o commentando questo post. Chiediamo anche di condividerlo sulle vostre bacheche». Vediamo di cosa si tratta.
La tutela della vita
«Siamo tutte e tutti per la vita» leggiamo ancora. E è questo, forse, l’aspetto più importante della campagna: far capire che i movimenti “pro-life” non possono arrogarsi nessuna esclusività sulla tutela della vita delle persone. «Lo è ogni donna che decide di avere un bambino. Lo è ogni donna che decide per una interruzione volontaria di gravidanza». E non solo: «La legge 194 tutela il diritto alla vita della donna, alla sua #salute psicologica e fisica» si legge ancora. E «ostacolare l’applicazione di questa legge significa favorire l’aborto clandestino, speculando sulle difficoltà e le sofferenze delle donne».
Il rispetto per la libertà delle donne
La prima firmataria di questo documento è Silvana Agatone, presidente di Laiga, l’associazione dei ginecologi non obiettori. «Non assicurare la presenza di medici non obiettori negli ospedali pubblici, non garantire farmaci che inibiscano l’ovulazione» ovvero la pillola contraccettiva a copertura fino a cinque giorni, e «depotenziare il ruolo dei consultori laici, non investire nella prevenzione e l’educazione alla contraccezione, vuol dire impedire l’applicazione della Legge 194». L’appello insiste, ancora, sul carattere laico e aconfessionale del nostro Paese. «Il rispetto della libertà di scelta di ogni donna» si dichiara ancora nel manifesto, assicura il rispetto della libertà di tante coppie e famiglie, minacciate dall’avanzata dei movimenti neofondamentalisti.