Sulla legge Zan anche Arcigay si esprime, dopo «il deposito del testo di legge unificato contro l’omobitransfobia in Commissione Giustizia alla Camera». Secondo Gabriele Piazzoni, segretario dell’associazione, questo atto «segna l’inizio di un nuovo tentativo di colmare il ritardo nella battaglia contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere che sconta il nostro Paese». Così come le dodici associazioni Lgbt+, anche il cavallo alato sottolinea i punti di forza e le potenziali criticità del ddl.
«Il testo è sicuramente migliorabile: serve un dibattito di merito, serio e non ideologico, che ci permetta di sfruttare al massimo questa occasione per contrastare concretamente l’odio omobitransfobico e la misoginia» dichiara ancora Piazzoni. Ricordando il pesante clima d’odio contro la comunità arcobaleno, il segretario puntualizza: «Il Governo e la maggioranza parlamentare hanno ora l’occasione di affrontare un ostacolo imponente nella nostra cultura dominante, un problema irrisolto da decenni: è perciò auspicabile che la discussione del testo abbia tempi certi e sia esente da trattative al ribasso, ma anzi si ponga l’obiettivo della migliore legge possibile».
«Il testo depositato interviene sia sulla parte penale, sia sulle politiche di prevenzione e contrasto e di sostegno alle vittime» fa notare Piazzoni. «Vengono estese le norme penali legate ad aggravante e istigazione alla discriminazione e alla violenza fondate su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. E questo è un punto importante, atteso da decenni». Certo, ci sono ambiti in cui si può ancora intervenire: «Molto ancora si può e si deve fare. Resta irrisolto ad esempio il complesso tema della propaganda discriminatoria che, fatto salvo per il razzismo, resta un vuoto nel nostro ordinamento, da affrontare presto, con serietà e con sguardo ampio e trasversale».
E non solo: per Piazzoni «è del tutto assente nel testo anche il tema importantissimo delle teorie riparative, cioè dei percorsi a cui vengono sottoposte persone Lgbti+, spesso minori, per correggere un orientamento o un genere ritenuto non conforme alle attese. Una forma di sevizia gravissima, che in numerosi paesi europei – l’ultima è stata la Germania – è stata espressamente e severamente vietata. L’auspicio è che l’Italia faccia altrettanto, e lo faccia cogliendo l’occasione che offre questo testo di legge, per liberarci definitivamente di queste barbarie dal sapore medievale».
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