Non si placano le polemiche dopo l’introduzione della cosiddetta “clausola salva-idee” alla legge Zan contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere e la misoginia. Oggi a riproporre la questione sono otto grandi associazioni lgbt+ del Paese: Famiglie Arcobaleno, ALFI – Associazione Lesbica Femminista Italiana, Circolo Mario Mieli, Omphalos LGBTI, Mixed LGBTI, Associazione Quore, ARC Cagliari, MIT – Movimento Identità Trans e Coordinamento Torino Pride.
Le associazioni definiscono l’adozione dell’emendamento Costa “l’ennesimo segnale del crinale pericoloso in cui questa legge è stata posta dai partiti politici”.
“La scelta operata dalle forze della maggioranza di governo per coinvolgere Forza Italia – scrivono – non solo impoverisce politicamente la legge, ma non sembra essere riuscita nemmeno ad assicurare al resto del testo il consenso necessario all’approvazione”.
Il riferimento è alle dichiarazioni di Berlusconi successive all’accordo con Costa.
Un testo, quello Zan “frutto di una mediazione e del nostro costante impegno fin dal principio”. Una legge attesa da 25 anni a tutela delle persone lgbt+ che ogni giorno subiscono discriminazioni e violenza, come riportano le cronache. Per questo, scrivono le associazioni “ogni compromesso sulla pelle della nostra comunità totalmente inaccettabile”.
La posizione dei firmatari e delle firmatarie del comunicato è chiara. “Se l’idea delle forze che si oppongo a questa legge è quella di fingere supporto per sottoporre il testo a uno stillicidio progressivo di richieste di modifica fino a snaturarlo o a renderlo inefficace – scrivono -, diciamo chiaramente che non ci presteremo a questo gioco al massacro sulla vita delle persone. Chiediamo ai parlamentari che stanno, con passione e coraggio, combattendo per questo testo di non fornire ulteriori alibi ai suoi oppositori”.
Più che un appello, quello scritto da attiviste e attivisti sembra un vero e proprio monito. “Si porti la legge in aula senza modifiche – si legge nella nota -, e saranno le diverse forze politiche e i singoli parlamentari ad assumersi la responsabilità di bocciare il testo”.
Come in tante e tanti hanno sottolineato negli ultimi giorni, le notizie delle ultime ore sembrano un film già visto.
“Siamo stanchi di politici e partiti che millantano sostegno alle nostre cause – spiegano – e, ogni volta che si arriva a un voto, non si battono per tutelare i diritti della comunità LGBT+”.
La nota si chiude rivolgendosi ai leader dei partiti di maggioranza e direttamente al governo.”Nicola Zingaretti, Vito Crimi, Matteo Renzi, Pietro Grasso e Giuseppe Conte, è finito il tempo del disimpegno – recita il comunicato -. Pretendiamo che prendiate una posizione chiara e che mettiate la vostra faccia sull’approvazione di questa legge che, per i temi che tratta, non può essere abbandonata a questa trattativa umiliante”.
Infine, il riferimento alle presenze ai Pride di alcuni esponenti politici. Politici “che si colorano di rainbow a giugno” e “poi non hanno il coraggio di prendere la parola quando si parla delle nostre vite nelle aule del Parlamento. Scegliete da che parte stare. Noi non mancheremo di chiedervene conto”.
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