Allarme “gender” a Cagliari? Comincerà oggi, infatti, nel capoluogo sardo il festival Le lesbiche si raccontano, che si terrà al Lazzaretto fino a domenica. Tra le iniziative è previsto il laboratorio “Nei panni di”, destinato a bambini e bambine tra i quattro gli otto anni. Ed è subito polemica. Il consigliere regionale Marcello Orru, del Partito Sardo d’Azione, tuona: «Una provocazione inaudita offensiva del pubblico decoro oltreché del buonsenso civile», si legge sull’Unione Sarda. Un evento che, secondo i detrattori, aprirebbe a pratiche estreme e per di più con i fondi pubblici: il laboratorio infatti prevede un gioco di travestimento. E appaiono subito i soliti fantasmi di bambini acconciati da femmine, e viceversa, con il solo scopo di pervertire l’ordine naturale delle cose. È questo l’allarme lanciato dalle colonne del Giornale, che titola “Cagliari, bimbi travestiti da bimbe (con l’appoggio della Regione)”.
A queste critiche hanno replicato, innanzi tutto, Maria Grazia Rubanu e Melania Cabras, dello Studio Psynerghia, che si occupa del laboratorio, e Silvia De Simone di Famiglie Arcobaleno, in un comunicato congiunto: «Il gioco del travestimento è una delle attività che piacciono di più ai bambini e alle bambine, perché permette loro di mettersi nei panni degli altri e delle altre, di sperimentare tanti diversi modi di essere», precisando che esso «non ha nessuna connotazione sessuale, ma riguarda il mettersi in gioco sperimentando, attraverso l’ausilio di una filastrocca, che anche un bambino potrà fare il tato o il casalingo e una bambina potrà essere sindaca o muratora». Un esperimento, in altri termini, che mira a destrutturare gli stereotipi di genere e a fare educazione alle differenze.
False anche le accuse di Orrù, sui finanziamenti pubblici al laboratorio: «L’Associazione Studentesca Sardegna Queer tiene a precisare che il laboratorio per bambine e bambini organizzato all’interno dell’iniziativa “Le lesbiche si raccontano 2016” non è fra le iniziative finanziate dall’E.R.S.U. di Cagliari» dichiarano Francesco Bacciu, presidente dell’Associazione Studentesca Sardegna Queer, e Carlo Dejana, presidente Associazione ARC Onlus. «È previsto che l’Associazione Sardegna Queer riceva un contributo – non più di qualche centinaio di euro – a copertura solo parziale dei costi legati alla presentazione della graphic novel e del laboratorio di drag king, iniziative rivolte prevalentemente alle studentesse e agli studenti, in ogni caso a persone adulte». Polemiche pretestuose, insomma, «chiaro sintomo di un’omofobia dura a morire», secondo gli organizzatori.
La Sardegna rainbow, intanto, promette battaglia. Anche in tribunale. «ARC ringrazia Il Giornale, le altre varie testate, alcuni politici locali e i loro sostenitori e sostenitrici, per l’enorme promozione nazionale che stanno facendo, seppur attraverso gravissime falsità, volgari insinuazioni e vere e proprie ingiurie, per le quali l’Associazione procederà a regolare querela, al festival di cultura lesbica e femminista Le Lesbiche si Raccontano» si annuncia sulla pagina ufficiale di Facebook. «D’altronde» si legge ancora «è esattamente contro questo genere di violento conservatorismo, che si nutre strumentalmente e cinicamente dell’ignoranza di certa parte della popolazione, che ARC e tutte le associazioni lgbtq da sempre combattono, in Italia e nel mondo. Felici, però, di stare finalmente vincendo ovunque la battaglia!».