“L’Italia deve fare un passo avanti di civiltà e con il ddl Zan può farlo. Mi assumo la responsabilità di chiedervi di approvare la legge”. Così oggi il segretario del Pd Enrico Letta ha parlato all’assemblea dei senatori del Pd.
“Non ci sono più le condizioni politiche per un terzo passaggio – ha detto Letta -. Fuori il dibattito si è radicalizzato non per colpa nostra: tra noi la discussione è seria e legittima. Ma il Pd non deve farsi mettere i piedi in testa da idee retrograde della Lega”.
Nel giorno del quinto anniversario della legge sulle unioni civili, insomma, il segretario del Pd tenta di serrare le fila su un’altra legge attesa da tempo.
Cirinnà: “E’ ora di fare altri passi avanti”
“In questi 5 anni l’Italia è cambiata, è cresciuta” è il commento, cinque anni dopo, della madrina di quella legge, la senatrice Monica Cirinnà. E’ lei che oggi si trova a condurre la battaglia per il ddl Zan dalla stessa commissione da dove uscì la “sua” legge.
“Non facciamoci ingannare dalla propaganda di chi sa solo diffondere odio, la società italiana è infinitamente migliore. L’ho visto fuori da ogni sala e da ogni palazzo comunale in cui ho celebrato, in tutta Italia – aggiunge -. Quelle coppie di uomini e di donne erano accolte con la stessa gioia e la stessa partecipazione”. “Oggi, 5 anni dopo, mi chiedo però anche se tutto questo sia sufficiente – prosegue -. Ancora una volta, la mia risposta è no. Il cammino dei diritti non può fermarsi, non si ferma. A partire dalla rapida approvazione del ddl Zan, e ora di far fare all’Italia altri importanti passi avanti”. “C’è un monito della Corte costituzionale da osservare sulla tutela dei diritti delle bambine e dei bambini delle famiglie arcobaleno – ricorda Cirinnà -. Non possiamo rimanere ciechi e sordi, la ferita del 2016, su questo, è ancora aperta. E soprattutto, è davvero giunto il momento di mettere fine a ogni trattamento differenziato e arrivare al matrimonio egualitario”.
Zanda: “Se falliamo sul ddl Zan è un duro colpo”
A spingere per un voto compatto del Pd sul ddl Zan anche il senatore Zanda che all’epoca delle unioni civili era capogruppo del suo partito. “Se dovessimo fallire l’approvazione del ddl Zan sarebbe un colpo per il Pd – ha detto Zanda – perché è una legge che porta il nostro nome”.
Malpezzi: “Superiamo i timori di chi pensa che si apra alla gpa”
Sì anche dall’attuale capogruppo, Simona Malpezzi.
“Ritengo indispensabile approvare il ddl Zan e questa discussione dimostra che c’è rispetto per qualsiasi posizione all’interno del gruppo – ha detto -. Con questo ddl non facciamo altro che allargare le maglie di una norma che già esiste. Per questo vanno superati i timori di chi pensa che sia un primo passo verso l’approvazione della gestazione per altri. Il ddl Zan non lo prevede e lo voglio dire con chiarezza”. La presunta apertura alla gpa è uno degli argomenti di chi si oppone alla legge, come lo è la definizione di identità di genere. “Bisogna dire con altrettanta chiarezza – ha proseguito la senatrice – che l’identità di genere è un termine legalmente usato nell’ordinamento giuridico, nelle sentenze della Corte costituzionale e nelle carte internazionali. Con l’introduzione del termine “sesso” si è trovato il giusto punto di caduta”.
Pinotti: “Tornare alla Camera è un rischio per il ddl Zan”
Teme i rischi di modifiche e, quindi di una nuova lettura alla Camera anche l’ex ministra Roberta Pinotti.
“Altre forze politiche non vogliono questa legge. Io penso che bisogna approvarla. Forse non è sufficiente, ma la legge è un messaggio – ha sottolineato -. E il messaggio è chiaro: di condannano le discriminazioni di odio”. Malpezzi sottolinea che bisogna ascoltare le perplessità, “ma un’ulteriore lettura alla Camera rischia di non farci giungere all’approvazione”.
Tra gli altri interventi a favore, anche quelli di Roberto Rampi e Caterina Biti.
Valente: “Bisognava puntare sulla cultura, non sulla repressione”
Ma le voci critiche non mancano. Prima fra tutte, quella di Valeria Valente che aveva già espresso la necessità, a suo avviso, di alcune modifiche al testo.
“Il tema non è se farla o non farla, ma come farla – ha detto durante l’assemblea del gruppo -. Credo che non ci sia ora più lo spazio e il tempo per entrare nel merito e con rammarico dico che alla Camera la discussione si è aperta e chiusa senza sforzarsi di fare sintesi all’interno del Pd”. “Come forze del centro sinistra avremmo dovuto puntare a incidere più sui processi culturali e meno sulla repressione – spiega – scelta già fatta per la violenza sulle donne”. Valente, insomma, critica l’introduzione dei reati estendendo la legge Mancino. “Avrei preferito che si tornasse a parlare di orientamento sessuale e di identità sessuale – ha aggiunto – cancellando il genere e l’identità di genere per evitare che il ddl Zan riguardasse le donne”.
“Sono anche disposto a votare così com’è il ddl Zan – ha rincarato la dose l’ex capogruppo Marcucci -, con tutti i suoi limiti e con tutti gli errori commessi. Il Pd però non si può permettere di prendere parte alla denigrazione di chi ha in merito opinioni diverse”.
Cirinnà: “Stessa matrice nell’odio contro le donne, le persone lgbt e i disabili”
“Al vertice della piramide dell’odio c’è la misoginia, seguita da omolesbobitansfobia e dall’abilismo – ha spiegato, ancora Monica Cirinnà -. Un odio che nasce da una base comune: gli stereotipi he riguardano le donne, le persone lgbt+ e le persone con disabilità. Dunque la matrice culturale della violenza contro le donne e contro gli altri percepiti come diversi è la stessa”.
“Il ddl Zan pone una distanza netta tra opinione e istigazione all’odio e alla violenza – ha sottolineato -. Tutte le leggi in tema di violenza sulle donne rimangono in piedi. Il ddl Zan si occupa dell’odio e della violenza pubblica contro le donne: è un risultato politico ottenere un’ulteriore protezione”.
“E’ dunque necessario chiudere e votare presto questo testo – è stata la conclusione di Cirinnà -. Si possono perdere i voti, ma non la dignità. Su questa legge il Pd si gioca la dignità”.