Caro Babbo Natale,
come da tradizione, ogni anno ti scrivo la consueta letterina. E non perché ci creda, a queste cose, anche perché in tutti questi anni anche tu hai collezionato il tuo carico di promesse non mantenute. Esattamente come Gesù bambino, la Befana, le varie divinità orientali a cui mi sono rivolto nel corso di questi anni, Lorella Cuccarini, J.K. Rowling e tutta la sinistra che ho votato fino alle ultime elezioni nazionali. Ma in redazione serviva qualcuno che la facesse, questa lettera, e quindi come al solito mi sono proposto io. E allora, togliamoci il pensiero e vediamo cosa ci porterai sotto l’albero, per l’anno a venire.
È ormai una richiesta evergreen, dal lontano 2009. Sì, hai capito. Una benedetta legge contro tutte le “fobie” possibili che riguardano le persone Lgbt+. Perché ecco, a te forse non sembrerà urgente, in mezzo alle mille cose che devi preparare e caricare nella tua slitta magica. Però, non so se te ne sei accorto, qui la lista della gente che viene insultata, discriminata, picchiata e uccisa si allunga di anno in anno. E quindi sì, questo è il primo dei doni che andrebbe evaso, per l’anno a venire. E se te lo si chiede ancora una volta, è perché ad oggi è una richiesta rimasta inascoltata. Come dici? È un problema della classe politica? Ok, allora portaci personaggi politici nuovi. E poi lasciamo fare a loro. Possibilmente un po’ diversi da quelli visti fino ad oggi. Anche quello sarebbe un bel regalo, converrai.
E cioè, nell’unico modo possibile: attraverso un provvedimento che riconosca la responsabilità genitoriale alla nascita. Se due persone (non importa il genere e il sesso) decidono di avere un figlio, quel figlio esiste già nelle intenzioni. È già un’assunzione della responsabilità di fronte alla famiglia che si verrà a creare. Non credi che queste scelte dovrebbero avere il giusto riconoscimento?
A me piace l’idea di un mondo in cui la gente è felice. Ed è felice scegliendo liberamente. Di essere ciò che vuole. Certo, nel rispetto della libertà degli altri. E allora facciamo che sia un anno in cui le scelte consapevoli possano avere, anch’esse, la loro cittadinanza. Perché se voglio sposare il mio uomo, non tolgo nulla a nessuno. Se voglio usare il mio corpo – sempre nell’ottica di scelte autonome e libere – devo essere l’unico titolare del giudizio morale che ciò comporta. E ciò dovrebbe valere per tutte quelle categorie che decidono di autodeterminarsi in tal senso. Non voglio nemmeno farlo, questo elenco. Ma mi piacerebbe davvero un mondo in cui l’autodeterminazione viene semplicemente rispettata. E questo dovrebbe valere per chiunque. Allora, ammorbidiamo un po’ i cuori di chi è pronto/a a sentenziare, solo perché le vite degli altri non rispondono all’idea che ci si fa su di esse? Grazie.
Io, al contrario, vorrei potermi trovare in un contesto in cui chiunque può contribuire al dibattito. Vorrei costruire qualcosa nell’ottica di un miglioramento collettivo. Poi, va da sé, si può anche sbagliare. E sempre nella consapevolezza che c’è chi ha fatto più strada di noi. Gente che, magari, va ascoltata. Però, ecco, a volte è forte questa sensazione di stare in una caserma del pensiero, in cui occorre obbedire a gerarchie e ipse dixit. Facciamo che diventiamo tutti e tutte un po’ più leggeri? Che, ricordiamolo, non significa essere superficiali.
E poi la violenza. Per favore, basta con la violenza. Contro le donne, contro le persone transgender, contro le diversità in genere, contro i migranti. La violenza verbale e quella fisica. Il disprezzo che troppo spesso non abbiamo problemi a vomitare sugli altri, solo perché l’altro è l’esatto opposto dell’idea che ci si è fatti del proprio concetto di normalità. Ok, lo so che non fai miracoli. E lo so che non posso chiedere la fine della guerra nel mondo e quelle cose lì. Però ecco, magari il seme del dubbio? Quello, su certe coscienze, puoi piantarlo. Ma già da ora, che è tardissimo. Fa’ in modo, insomma, che il prossimo che pensa di poter vomitare odio sul web o sulla vita degli altri si ponga una domanda semplice semplice: non è che forse sto facendo una cosa orrenda? Sarebbe già un buon inizio.
E poi fai un’ulteriore magia: fagli vedere – a Salvini, Meloni, Pillon e il resto della ciurma – cosa succede nel loro, di cuore. Qual è l’umanità che mettono in campo quando se ne vanno in piazza ad aizzare le folle al grido di “prima gli italiani”, “no gender”, eccetera eccetera. Chissà che non abbiano una sorpresa. Sì, anche loro.
Poi, vabbè, ci sono le questioni ordinarie. Ad esempio, una cosa che ti chiedo – questo è un favore personale – fa che fiorisca la foresta delle teste mozzate in cui, ogni tanto, mi imbatto su Grindr quando torno al paesello o vado in qualche realtà di provincia. Che il fiore dell’identità e la robustezza dell’essere se stessi è un dono. Un grande regalo. Sì, svegliarsi e non vergognarsi di essere ciò che si è. E magari, visto che ci siamo caro Babbo Natale, basta coi discorsi per veri uomini, gli MxM e quelle cose lì. Sono un po’ come funghi velenosi: li mangi e ti rilasciano tossine. È sempre un modo, a ben vedere, di dire alla gente come non deve essere. E sarebbe bello, invece, vivere in un qui ed ora in cui, semplicemente, si è. Io ci conto, ok? Ci sentiamo per il 2020.
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